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322 | annotazioni |
d’Ercole, ed alla forra della sua anima e del suo carattere.“ — E. Q. Visconti.
II. Omero degno di essere scacciato a bastonate. — Ciò perchè aveva desiderato il fine di tutte le querele degli dei e degli uomini; lo che se fosse avvenuto, ogni cosa sarebbe perita, non essendovi armonia senz’alto e senza basso, senza acuto e senza grave, e nulla di vivo senza maschio e senza femmina. — Aristot. Eti.
III. Finalmente preso d’odio per gli uomini. - L’umor misantropico e mesto che il rese amaro biasimatore degli uomini più distinti della sua nazione; e delle azioni degli uomini in generale, ha fatto luogo alla favola comunemente diffusa, che raffigura Eraclito piangente in opposizione a Democrito che sempre ride. Aristotele lo annovera fra coloro i quali sono convinti che la propria opinione è la vera scienza, tanto e’ fu persuaso della sua. — Si trovò somiglianza tra lui e il filosofo di Ginevra.
V. L’opera che di lui ci rimane ec. — Molti frammenti di essa ci furono serbati, ma tutti assai brevi, i quali vengono a conferma di ciò che dissero gli antichi dell’oscurità di quel libro; non però che tale, oscurità fosse, secondo il Ritter, a disegno per rendersi inaccessibile al volgare. Secondo il dotto alemanno, tutto era enimmatico in sì fatta composizione, forse per causa della confusione delle parti essenzialmente differenti, versando insieme sulla politica, sulla fisica, sulla morale ed anche sulla mitologia, o teologia ec. ec.
E la depose nel sacrato di Diana. — Dalla tradizione che fa deporre da Eraclito la sua opera nel tempio di Diana in Efeso, vorrebbe il Creuzer trarre una prova della verisimiglianza del rapporto della dottrina di Eraclito co’ miti orientali, di cui senza dubbio eravi qualche cosa nel culto di Diana. Ma questa tradizione, osserva il Ritter, non ha più fondamento di tant’altre, nè la tendenza panteistica del sistema eracliteo