Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/346

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annotazioni 325

primitivo, in quanto principio di tutti i fenomeni, differente al tutto dall’elemento che noi appelliamo fuoco, poichè il fuoco, quale il conosciam noi, non è già più che un fenomeno. E qui è da osservarsi che la maniera con cui Eraclito parla dell’ente primitivo non è che simbolica, e che egli avea, più degli altri Ionici, conoscenza di questo linguaggio figurato. Il quale del resto s’accorda assai coll’altre qualità del suo stile pieno di immagini. — Nell’idea della vita è l’idea del cangiamento, concepito in generale, dagli antichi, sotto la formo del molo. La vita generale è adunque un movimento eterno, e tende per conseguenza, come ogni movimento, verso uno scopo; questo scopo doveva esso stesso del pari presentarsi a noi nel corso dello sviluppo della vita come un punto di transizione ad un altro scopo più lontano. Eraclito dunque supponeva nel fuoco vivente un desiderio, in virtù del quale esso prende una forma determinata di esistenza, senza per altro vederla serbare costantemente, cioè a dire un desiderio semplice di vivere o di passare da una forma ad un’altra; poichè non si concepisce un verace fine di sviluppamento pel fuoco eternamente vivo; la qual cosa Eraclito faceva intendere allorchè, rigettando ogni fine dell’esistenza cosmica, e’ diceva, con un’espressione ardita: Giove si diverte quando forma il mondo ec.“ — Ritter.

Ogni cosa piena d’anime e di dèmoni. — Secondo il suo punto di vista generale, tutto nella natura parvegli vivo o animato e divino. Quindi il motto: Entra, chè gli dei sono del pari qui.

Non si rinverrebbero i confini dell’anima ec. — Pel nostro filosofo la vita generale si riflette nell’anima sintanto che l’anima non se ne separa, ma si penetra al contrario della ragione universale, la ripete e la figura, per così dire, al di dentro di sè, quando i sensi sono aperti. Quindi, secondo il