Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/74

Da Wikisource.
62 annotazioni

VIII. Una figlia di Mnemosine. — Talia, ed è nome di una Musa e di una Grazia. Prendesi talvolta per voluttà, e qui allude il poeta a’ Cirenaici ed agli Epicurei.

IX. Corrono, di suoi scritti, dieci tomi. — Di tanti suoi scritti non ci rimangono che alcune lettere, stampate con quelle di altri Socratici, e due declamazioni, una d’Ajace, l’altra d’Ulisse; ma le lettere sono evidentemente supposte, e molto lasciano dubitare le declamazioni, contenendo appena alcune tracce della sua dottrina. Le numerosissime sue opere s’hanno forse a considerare per lavori puramente sofistici. Gli antichi, poco sapere e poca erudizione rinvennero in quelli, sebbene vi notassero molta penetrazione e somiglianza colla maniera di Gorgia.

X. Antistene, fu in vita, per natura, ec. — Piacemi trascrivere una nota di Salvini a questo epigramaccio, per isfogare almeno una volta la noja patita nell’averne dovuto tradure tanti! „Il raccoglitore di queste Vite non aveva molta galanteria ne’ suoi epigrammi, e con tutto ciò te li vuole cacciare per tutto; quasi volendo fare pagare con questo prezzo il gusto ch’egli ci dà con raccapezzare da autori in oggi perduti, tante e sì belle notizie de’ filosofi antichi. Ora, sebbene questi suoi epigrammi sono un poco sciatti, e forse nel suo tempo non ci era chi facesse meglio; in riguardo all’utile che ha fatto al mondo con queste Vite, si può comportare la boria ch’egli ha, che sieno sentiti i suoi versacci.“


CAPO II.


Diogene.


Il ritratto di questo filosofo è tolto da una statuetta della villa Albani. — „La piccola statua rappresenta senza alcun