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Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/87

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zenone. 73

V. Finalmente si separò da Crate, e per vent’anni fu uditore di quelli, di cui sopra abbiamo parlato. A proposito di che raccontano aver egli detto: Allora navigai felicemente ch’io feci naufragio. Altri afferma che ciò disse parlando di Crate; altri, che dimorando in Atene, udì il naufragio e disse: Fa bene la fortuna che ci spigne alla filosofia: ed altri che, vendute in Atene le mercatanzie, si die’ per tal modo a filosofare.

VI. Quindi passeggiando nel portico vario, quello che chiamasi anche 'Pisianacteo, ma per le dipinture di Polignoto vario, vi faceva i suoi discorsi, volendo che fosse frequentato anche quel luogo; poichè dai Trenta vi furono posti a morte sopra mille quattrocento cittadini.

VII. Vi accorsero in seguito i suoi discepoli, e perciò furono chiamati Stoici, non altrimenti che i loro successori; prima, a detta di Epicuro nelle Epistole, soprannomati Zenonii, perchè prima appellavansi Stoici i poeti che in esso frequentavano, pei quali, secondo Eratostene nell’ottavo Dell’antica commedia, ebbe assai incremento quella denominazione. Del resto gli Ateniesi tennero in sì gran concetto questo Zenone, che e le chiavi delle fortezze presso lui deponevano, e l’onoravano di corona d’oro e d’immagine di bronzo. Ciò fecero anche i suoi cittadini stimando un ornamento l’immagine di tant’uomo e fecero altrettanto per lui anche i Cizici di Sidone.

VIII. Fu egualmente accetto ad Antigono, il quale se talvolta veniva in Atene, recavasi ad udirlo, e molto lo pregava di andare da lui. Di questo per altro e’ si