Pagina:Landi - Vita di Esopo, 1805.djvu/52

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38 V I T A

che di una sua donna, e consorte: Non foss’io mai nata; ovvero, la prima volta, che in questa casa entrai, mi avessi rotto il collo; forse che hai tolta una moglie, che non sa chi sia suo Padre? forse tu mi hai tolta in qualche ospitale, ovvero nel luogo delle disoneste, che tu mi paragoni con una sporca cagna: che s’io volessi, i primi di questa Città m’amariano, e mi serviriano più che volentieri. E se a me piacesse far delle cose, che fanno le altre; or basta: sappi pur, che non mi mancariano i modi, le vie, e le occasioni. Ma io non son di quelle, che forse tu pensi, uomo ingrato, uomo di poco amore, disleale. Adunque mi sposasti per ordinarmi; e mi levasti di casa al Padre mio per istraziarmi: Ma alla fè di Dio, che me ne farai tante, ch’io sarò sforzata a renderti pane per focaccia: or sta con Dio.


C A P I T O L O   XXVII.

CIò sentendo Xanto, chiamò Esopo, e addimandandogli a chi egli le vivande date avesse, rispose: A quella, che sommamente t’ama. Allora Xanto disse alla moglie: Ben come dici tu non avere avuto cosa alcuna? Io ti dico, nulla, rispose la donna e tre volte lo dico, nè sono imbriaca, come tu sei; Esopo vedendo tanta alterazione, la quale ei temeva, che contra di se stesso, con molto suo pregiudizio, e danno si risolvesse, pensò di rimediare al caso suo, del suo fatto allegando qualche ragione, e giustificazione, perciò interrogando il Filosofo, le disse: Padrone a chi mi dicesti tu, che io dessi le vivande? Ed egli a lui. A quella, che mi vuol bene, e sopra ogn’altra cosa mi ama. Allora