Pagina:Latini - Il Tesoro, 1, 1878.djvu/271

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»E quando la detta reina di Cartania seppe come Enea s’era partito, sì le ne pesò duramente, siccome voi intenderete qui appresso. Incontanente andò sulla riva del mare, e pon’ mente tanto quant’ella il potea vedere; e poi si portò al suo palagio, e entrò in una sua camera, e prese una forte ispada, e puose il pome in terra, e lasciossi cadere in sulla punta ignuda per me’ il cuore, e immantenente morì.

»Lasciamo stare lei, e torniamo al conto d’Enea, che tanto andò collo suo naviglio per mare, che egli arrivò alla foce del Tirreno in Italia.


Ancora sul Capitolo XXXIII.


Brunetto crede storia vera la venuta di Enea in Italia. Dante, fonda sopra di essa il diritto politico dei Romani all’imperio del mondo. Udiamolo dalla sua bocca, e non più ne faccia strabiliare se la politica e la logica, siccome tutte le cose sublunari, percorrano fasi diverse in epoche diverse.

»Dico igitur, quod Romanus populus de jure, non usurpando, monarchiae officium, quod imperium dicitur, sibi super omnes mortales ascivit. Quod quidem primo sic probatur: Nobilissimo populo convenit, omnibus aliis praeferri: Romanus populus fuit nobilissimus; Ergo convenit ei, omnibus aliis praeferri....

»Subassumptum vero, veterum testimonia suadent. Nam divinus poeta noster Virgilius, per totam Heneidem gloriosum regem Heneam, patrem romani populi fuisse testatur in memoriam sempiternam. Quod Titus