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Raccolse notizie preziose, che furono germi di grandi scoperte, sorprendenti per la sua età. Parla della bussola, della calamita, e dei due poli (lib. II. c. 49.): ragiona liberamente sulla sfericità della terra, e sugli antipodi (lib. II. c. 35): tocca altresì della circolazione del sangue (lib. II. c. 36). Giugne perfino a condannare l’abuso della tortura nei giudizii: la tollera solamente per li peggiori delitti, e quando si abbia un embrione di prova: insegna in favore dell’accusato il modo dell’interrogatorio ch’egli deve subire (lib. IX. cap. 21.). Prova incontrastabile, che l’uomo procede a passi lentissimi, e che le novità dell’oggi, hanno le radici nei secoli più remoti.
Lo stile di Brunetto è chiaro, regolare, semplice. Le sue comparazioni, come quelle dei trovadori, sono per lo più dedotte da oggetti naturali. L’elogio è del Chabaille, editore del testo autentico, del quale favelleremo appresso.
Francesco Del Furia recitò di ser Brunetto questo panegirico:
“Fu Brunetto lo stupore, l’ammirazione dei suoi tempi. Il filosofico genio, di cui era dalla natura dotato, guidollo a ricercare le vestigia delle arti e delle scienze smarrite negli scritti medesimi della veneranda antichità, e per mezzo dei lumi in tali ricerche acquistati, fece risorgere gli