Pagina:Latini - Il Tesoro, 2, 1877.djvu/324

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Hyaenis utrartique esse iuihiraia, et allernls anuis

mares alter nis foeminas fieri, parere sine mare, vulgus credit, Aristoteles negat. La sua autorità fu citata a provare questo assurdo.

1 magi la riguardavano, come dotata della strana facoltà d’incantare ed attrarre gii uomini: d’incantare i cani, facendoli ammutire, per meglio divorare le mandre: d’imitare la favella degli uomini, per sorprenderli, e poi mangiarli. Quando gli Arabi ne uccidono alcuna, seppelliscono con molta cura il suo teschio, acciò non sia usato in magici incanti dagli stregoni. Le maghe tessale usavano del collo della Jena ne’ loro incantesimi, onde Lucano:

Viscera non lyncis, non dirae nodus hyaeuae Defuit.

Pare che l’imperatore (Gordiano fosse il primo ad introdurle nei romani spettacoli.

Avverte il Sorio, che la cococie, ovver corococie di Bono, da Solino è detta crocuta; ed in alcuni testi di Plinio (Lib. Vili, secf. 40), è chiamata corotta, simile al testo di Bono corococta.

Le ultime parole del capitolo sono tratte da Solino: In ore gmgiim nulla, ilens nnus atqite perpetiius, qui ut nunqiiam retwidatur, naturaliter capsularuìn modo clauditui-.