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162 JACOPONE DA TODI

Anima peccatrice,       co l’ài potuto fare,
     o falsa meretrice,       senza lo sposo stare?8
     ché sai che esso lo dice:       chi a me uorrà tornare,
     farollo delectare       nello dolce amor mio.
Occhi miei, piangete,       non cessate a tutte ore,
     ché fare lo douete       per trouar l’amore;12
     ch’io n’aggio sì gran sete,       che me strugge el core,
     de Christo saluatore,       ché esso è l’amor mio.
O Pier, Paulo & Giouanni,       lo dolce euangelista,
     Gregorio & Augustino       & l’amante Baptista,16
     rendeteme l’amore       ch’io non sia sì trista,
     morragio s’io sto in quista       ch’io non aggia l’amor mio.
O humile Francesco,       de Dio tutto enfiammato,
     che Christo crucifixo       portasti in cuor formato,20
     priega el mio gran signore,       ch’io ho tanto aspectato,
     che tosto a l’apenato       soccorra l’amor mio.
O crucifixo amore,       recordati la lancia
     che te fo data al core       per me trar de pesanza;24
     donqua ritorna, amore,       non far più demoranza,
     fallami la speranza       s’io non t’ò, amor mio.
Non posso più soffrire       li tuoi dolci lamenti,
     gli amorosi languire       che tu fai spessamente;28
     or briga de uenire,       lieua in alto la mente,
     farrotte esser gaudente       del dolce Iesù mio.
Or te dilecta, sposa,       de me quanto tu uoli,
     ché ben sei gloriosa,       tanto d’amor tu oli!32
     non esser uergognosa,       non c’è perché te duoli,
     trouato hai quel che uoli,       cioè el dolce amor mio.


Condictione del perpetuo amore.          .lxxxxix.


     L’Amor ch’è consumato,       nullo prezzo non guarda,
     né per pena non tarda       d’amar co fo amato.
Consumato l’amore,       sì ua pene cercando,
     se ama sé delectando,       sta penoso;4
     Et con grande feruore       al dilecto dà bando
     per uiuer tormentando       angoscioso.
     Allora sta gioioso       et sé conosce amare,
     se fugge el delectare       et sta en croce chiauato.8
Seruo che prezzo prende,       ch’ama sempre dilecto,
     sì porta nell’affecto       pagamento.
     Per lo prezzo uendere       lo prezzo, gli è difecto;
     non è anco perfecto       lo stormento.12