Pagina:Le Rime di Cino da Pistoia.djvu/247

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RIME

E qui con voglia piena
Piego le braccia in croce e quella adoro,
Chiamando — O luce o stella del mio nome,
65Non che donarti un pome
Ma, se mio fosse ’l mondo, i’ tel darei,
Per acquistar da te l’amor di lei. —
     Con questo pensier vago e pellegrino,
In el centro del cor l’alma si chiava:
70E chi non me ne cava,
Nïente m’è passar vespro e le squille.
Qui mi sovvien del contemplar d’Achille,
Quando nel tempio de’ Troiani stava,
Dove colei mirava
75Che fu cagion al fin del suo cammino.
Amor, che poss’io dir del mio destino,
Se non ch’esser mi par quel lïocorno
Che ’n grembo alla donzella è preso e morto?
E perchè ’l tempo è corto,
80Come a signor nelle tue braccia torno;
Che scolpir facci in su la tomba mia,
Se questo avvien che sia,
Dopo il mio nome — Qui giace colui
Che amando è morto; — e non dira’ per cui.
85     Sai tu, caro signor, perch’io non voglio
Il nome suo su la mia sepoltura?
Poi che io ho paura
Che segnata non fosse per crudele.
Chè tu sai ben ch’ell’è senz’alcun fele,
90Nè io la ’ncolpo di mia morte scura;
Chè, s’ella è bella e pura,
Degli occhi miei e non di lei mi doglio.
Poi non vorrìa che prendesse cordoglio,
Se mai leggesse che la sua beltate
95Fosse stata cagion de la mia morte;
Chè turberebbe forte;
Chè cor gentil non è senza pietate.
E ciò sarebbe all’alma mia gran pianto.
Se scolorasse alquanto;
100Come colei che dopo morte spera
Di tornarla a veder dov’ella è vera.


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