Pagina:Le Rime di Cino da Pistoia.djvu/275

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RIME

Ov’è superbia in ogni far e dire,
Ove i vizi seguire
E lasciar le virtù chiare ed aperte?
Ma state, o genti, certe,
355Ch’egli è de’ santi articoli veraci
Dio far bene a’ veraci
E punire i fallaci
E la mala famiglia.
E chi ben qui con meco si assottiglia,
360Non li parrà questo dir meraviglia.
Giustizia m’assicura e dà valore,
Vero frutto verranne dopo il fiore.


(Fu pubblicato da F. Trucchi con altre poesie dell’Uberti nel 1841 in Firenze; poi con miglior lezione nel vol. II delle cit. Poesie italiane inedite.)



XVIII

ROMA


     Quella virtù che ’l terzo cielo infonde
Ne’ cuor che nascon sotto la sua stella
Servo mi fe di quella
Che ne’ belli occhi porta la mia pace;
5La qual nulla distanzia a me nasconde,
Sì nella mente Amor me la suggella;
E la dolce favella
Che udir mi pare ogn’or ch’ella più tace.
Ogni pensier fuor che di lei si sface,
10Prima che alla mente giunto sia,
Nella mia fantasìa;
Chè senza lei non può punto durare.
Ma, perchè io veggio Italia devastare,
I’ prego Amor che per sua cortesìa
15Tanta grazia mi dia,
Ch’io possa in sua difesa recitare
Quello che in visïone udi’ narrare


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