Pagina:Le Rime di Cino da Pistoia.djvu/49

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DISCORSO PRELIMINARE

trocento a Bernardo di Montalcino: cinque altri leggonsi impressi nel canzoniere del Trissino come opera del poeta vicentino. In somma: fin che più chiara luce non si sparga su ’l poeta e su le poesie (e il signor Bindi avea promesso di mettersi a questa impresa); ci contenteremo a dire che circa la metà del secolo XIV fiorì in Pistoia un messer Buonaccorso da Montemagno giureconsulto e cavaliere, e che a lui si attribuiscono i sonetti da noi ammessi nella nostra scelta in ossequio al bel nome procacciatogli dai critici e dagli storici della letteratura.


X


Quando la critica degli autori del secolo XIV e XV sarà trattata non da grammatici puri e la storia di quella letteratura verrà scritta non da declamatori che dican villanìa a questo e a quello ove si converrebbe ragionare; allora si noterà come negli estremi anni del trecento, decaduto l’ideale e mancata la gran poesia di Dante e del Petrarca, si manifestasse in Firenze, e propriamente circa i tempi dell’ultima democrazia e del Tumulto de’ Ciompi, una poesia ch’io chiamerei borghese; poesia che ha fondamento nel reale e move dai fatti; ragiona, e poco inventa ed imagina; racconta, non narra; arringa, scherza, satireggia; tutto ciò con le umili forme della lingua del popolo. Forse si riattacca a tradizioni anteriori; certo seguitò più rigogliosa mano a mano che più declinavano i tempi; finchè usurpò col Burchiello e col Berni il luogo della lirica del Petrarca, fece col Pulci una stupenda caricatura, tutta borghese e fiorentina, della epopea cavalleresca, straniera ai repubblicani di Firenze, ma cominciata ad allignare in corte a Ferrara. I cinque sopra nominati sono i primi autori di siffatta poesia.

Di Andrea Orcagna, pittore, scultore, architetto (morto 1375), lasciò scritto il Vasari che «si dilettò di far versi


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