Pagina:Le Rime di Cino da Pistoia.djvu/75

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RIME

     E se ella pur per sua mercè conforta
L’anima mia piena di gravitate,
A dire a me — Sta’ san — voi la mandate.



XXII


     Gentil donne valenti, or m’aitate
Ch’io non perda così l’anima mia;
E non guardate a me qual io mi sia,
Guardate, donne, alla vostra pietate:
     Per dio, qualora insieme vi trovate,5
Pregatela che umìl verso me sia;
Ched altro già il mio cor non disìa,
Se non che veggia lei qualche fïate;
     Chè non è sol de’ miei occhi allegrezza,
Ma di quei tutti c’hanno da Dio grazia10
D’aver valor di riguardarla fiso;
     Ch’ogn’uom che mira il suo leggiadro viso
Divotamente Iddio del ciel ringrazia,
E ciò ch’è tra noi qui nel mondo sprezza.



XXIII


     Come non è con voi a questa festa,
Donne gentili, lo bel viso adorno?
Perchè non fu da voi staman richiesta
Che ad onorar venisse questo giorno?
     Vedete ogn’uom che si mette in inchiesta5
Per vederla girandovi d’intorno;
E guardan qua, u’ per lo più s’arresta;
Poi miran me, che sospirar non storno.
     Oggi aspettavo veder la mia gioia
Stare tra voi, e veder lo cor mio10
Che a lei, come a sua vita, s’appoia.
     Or io vi prego, donne, sol per dio,
Se non volete ch’io di ciò mi muoia,
Fate sì che stasera la vegg’io.


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Rime di Cino da Pistoia e d’altri del sec. XIV 5