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fregio del medesimo Pronao, notato nella detta figura colla lettera A.

m. agrippa. l. f. cos. tertivm. fecit

Fu poscia ristorato dagli imperadori Settimio Severo, e Caracalla, come apparisce dalla consecutiva iscrizione che si legge nelle fasce dell’Architrave del medesimo Pronao, notato colla lettera B.

IMP. CAESAR. SEPTIMIVS. SEVERVS. PIVS. PERTINAX. ARABIC. ADIABENIC PARTIIIC. PONTIF. MAX.
TRIB. POT. XI. COS. III. P. P. PROCOS. ET
IMP. CAES. MARCVS. AVRELIVS. ANTONINVS. PIVS. FELIX. AVG. TRIB. POT. V. COS. PROCOS
PANTHEVM. VETVSTATE. CORRVPTVM. CVM. OMNI. CVLTV. RESTITVERVNT

Questo, secondo la relazione degli antichi scrittori, era un Tempio de’ più splendidi, ed è l’unico monumento dell’antica magnificenza che sia rimaso illeso nelle sue parti principali. I di lui muri sono di una portentosa grossezza, fabbricati di opera incerta e fermati ogni quattro palmi con un letto di tevoloni, resi vieppiù stabili da un’arcuata costruzione parimente di tevoloni, dimostrata nella detta figura, alla lett. C, ed investiti nell’esterno di tevolozza triangolare. Il Pronao poi ha sedici gravi colonne di granito orientale di smisurata grossezza. Era anticamente coperto con travi e tegole di bronzo, le quali furon tolte al tempo di Urbano VIII, e fatte rifondere per formarne la Confessione de’ SS. Apostoli Pietro e Paolo nella Basilica Vaticana, sendo stato supplito in di loro vece con travi di legno, e con tegole laterizie. Nel timpano del di lui frontespizio segnato colla lettera D sono quantità di buchi, ne’ quali s’internavano de’ perni impiombati per sostegno d’un bassorilievo parimente di bronzo. Le pareti interne ed esterne, dello stesso Pronao sono investite fra un pilastro e l’altro di lastre marmoree con più ordini di fregj, ne’ quali sono eccellentemente scolpiti de’ fulmini, delle patere, de’ candelabri, degli elmi, ed altri simboli che alludevano alle Deità di Giove e di Marte, e delle stesse lastre erano parimente investiti i due nicchioni laterali al grande ingresso del Tempio, dimostrati nella Tavola XV di questo Tomo, alla figura I, colla lettera E, in uno de’ quali era la Statua d’Augusto, e nell’altro quella d’Agrippa. Il di lui antico pavimento inoggi mancante copriva parte degli orli delle basi delle predette colonne, apparendo tuttavia in alcune di esse basi il segno dell’internamento degli stessi orli, nella guisa appunto che s’internano le basi delle colonne del Tempio; cosicchè il pavimento moderno rimane alquanto più basso, ed è costruito parte con alcune lastre residuali dell’antico, e parte con opera laterizia. L’ingresso poi del Tempio, in vece de’ perni conficcati nel muro che inoggi ne sostengono le porte di bronzo, avea sugli angoli interiori dell’uno e l’altro stipite, ora rimaso rozzo, una grossa lamina similmente di bronzo stesa dalla cima al fondo, alla quale erano raccomandati i medesimi perni. Si entra quindi nel Tempio, il di cui piano è alquanto più basso di quello del Pronao: costume usato dagli Antichi per renderne l’entrata grave e maestosa. Veggendosi i muri investiti di marmi con tabernacoli e con tribune frammezzate da architravi sostenuti da colonne di giallo antico striate, gli orli delle di cui basi s’internano come abbiam detto poc’anzi, nel pavimento, che da alcuni scioccamente si crede perciò rialzato, non considerando esser questo stato un costume di que’ tempi per dar gravità alle colonne. Ha la volta convessa con compartimenti, i quali erano investiti da lamine d’argento secondo le antiche tradizioni. La veduta interna dello stesso tempio si dimostra nella detta Tavola, alla figura II, ove si nota l’internamento degli orli delle basi delle colonne colla lettera F. Gli scrittori moderni prendono alcuni motivi di ridurre in quistione chi sia stato il fondatore di questo Tempio. Il primo motivo si è la di lui sconnessione col Pronao, il quale sembra perciò costruito in tempi posteriori: il secondo si è la loro debole osservanza sull’architettura del Tempio, ch’essi giudicano inferiore a quella del Pronao: ed il terzo si è un passo di Dione, nel lib. 53 della Storia Romana, ove si dice: Ἀγρίππας ecc. τότε Πάνθειον ecc. εξετέλεσε: pretendendo eglino, che la parola εξετέλεσε altro non significhi che perfezionò; Laonde deducono, che Agrippa sia stato, non fondatore, ma soltanto perfezionatore del Tempio colla giunta del Pronao; e pretendono con questi mal fondati sofismi di dar la mentita alla surriferita iscrizione che si legge sul fregio dello stesso Pronao: M. Agrippa L. F. Cos. tertium FECIT: e all’asser-