Pagina:Le antichita Romane (Piranesi)-1.pdf/43

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del medesimo Cesare nella guerra predetta. Ha interiormente una scala a chiocciola, per cui si ascende alla di lei cima, ove inoggi è la statua enea di S. Pietro collocatavi dal Pontefice Sisto V. il quale fece sgombrare all’ intorno della stessa Colonna il rialzamento del moderno piano di Roma, che ricopriva il di lei gentilissimo piedistallo, mirabile nelle cornici gentilmente intagliate a foglie di quercia, e negli altri ornamenti. Il di lui dado sembra anch’ egli ricoperto d’un tapeto intessuto di trofei scolpiti in rilievi cosi bassi, che non confondino le linee le quali compongono un’architettura cotanto vaga. A una delle di lui faccie è la porta per cui s’ entra alla predetta scala, e su di cui apparisce la seguente iscrizione.

SENATVS. POPVLVSQVE. ROMANVS
IMP. CAES. DIVI. NERVAE. F. NERVAE
TRAIANO. AVG. GERM. DACICO. PONT
MAXIMO. TRIS. POT. XVII. IMP. VI. COS. VI. P. P
AD. DECLARANDVM. QVANTAE. ALTITVDINIS MONS. ET. LOCVS. TANTIS. operiBVS. SIT. EGESTVS


Il supplimento delle parole TANtis operiBUS manca alla iscrizione per essere stata offesa ne’secoli barbari da un’ intaglio di figura angolare fatto nel piedistallo si da questa che dalla parte opposta, affine di appoggiarvi i tetti d’alcune taberne forensi, allorché il piano di Roma non era quivi peranco rialzato.

264. Avanzi del Foro di Nervà all’Arco detto inoggi de’Pantani, dimostrato nella Tavola XXX di questo Tomo alla fig. I. Egli era chiamato Transitorio per le molte di lui fornici che davano l’adito ai convicini Fori di Augusto, di Cesare, di Trajano, e Romano, come si dimostra nella Tavola Icnografica dello stesso Foro Romano, e nella consecutiva di lei spiegazione, ove rimane supplito in pianta il Foro di cui si tratta, e contrassegnato dal num. 211 sino al 220, distinguendosene l’odierno avanzo colla lettera a. Fu, al dire di Svetonio, incominciato da Domiziano, e compiuto da Nerva di cui ritenne il nome. Da questo avanzo si raccoglie una magnifica idea de’ Fori antichi.

265. Altro avanzo dello stesso Foro a Tor de’ Conti denominato inoggi le Colonnacce, dimostrato nella predetta Tavola XXX alla fig. II, e distinto in pianta nella mentovata Icnografia del Foro Romano colla lett. b. Sono ammirabili in questo monumento i finissimi intagli delle cornici, i bassirilievi nel fregio, colla considerazione degli ornamenti di bronzo che si argomenta esservi stati soprapposi, dai forami che rimangono ne’ pipistrelli attici. fra i quali si vede una Pallade scolpita in marmo. Quivi vicino, e precisamente nel luogo contrassegnato nella medesima Icnografia col num. 217, era il Tempio di Nerva, i di cui avanzi furono tolti dal Pontefice Paolo V per costruirne la magnifica fontana dell’Acqua Paola presso S. Pietro in Molitorio. Alcuni de’ moderni Scrittori suppongono per Tempio di Nerva gli avanzi della di lui Curia contrassegnati nella stessa Icnografia colla lett. a; ma son ripresi del loro abbaglio da Andrea Palladio, il quale sendo vissuto molto prima del predetto Pontefice, ritrasse la pianta, l’elevazione, e le parti di questo Tempio nel suo trattato dell’Architettura, additandone la situazione nel luogo da me prescritto, e dichiarandolo per tale colla seguente tronca iscrizione, la quale si leggeva Dell’ architrave del di lui pronao.

IMPERATOR. NERVA. CAESAR. AVG. PONT. MAX
TRIB. POT. II. IMPERATOR. II. PROCOS...


266. Chiesa de’ SS. Cosimo e Damiano, fabbricata dal Pontefice Felice IV sulle rovine e colle spoglie del Tempio di Romolo e Remo, dato in pianta nell’ Icnografia del Foro Romano ai num. 250 e 251. Nel detto Tempio furono ritrovati i frammenti dell’ antica pianta marmorea di Roma. Rimane al di dietro della Chiesa un pezzo di muro, che apparteneva al Sacrario dalle Aste Marne. Le due colonne che restano innanzi all’Oratorio della Via Crucis ultimamente fabbricato al lato sinistro della detta Chiesa, furono da me riconosciute, allorché si gettarono i fondamenti dell’Oratorio medesimo, essere spoglie di antichi edifizj, quivi trasferite a uso di una fabbrica contemporanea alla detta Chiesa; primieramente perché la loro grossezza soverchia nella proporzione l’altezza, cosicché argumentai