Pagina:Le antichita Romane (Piranesi)-1.pdf/47

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per maggior discernimento di quelche se ne abbia nella presente Topografia generale.

Ciò premesso, succedono nella stessa Topografia generale gli avanzi indicati co’numeri 289, 290, 291, e 305, corrispondenti alle lettere c, d, e, f della citata Icnografia; l’appartenenza de’ quali avanzi si deduce dal viaggio che nella eleg. 1 del 3 de Tristi fa il libro d’Ovidio allo stesso Palazzo, dicendo:

Paruit: et ducens haec sunt fora Caesaris, inquit,
     Haec est a sacris quae uia nomen habet,
Hic locus est Vestae, qui Pallada seruat et ignem,
     Haec fuit antiqui regia parua Numae.
Inde petens dextram, Porta est, ait ista Palati,
     Hic Stator, hoc primum condita Roma loco est.

In questo viaggio ci si para innanzi primieramente il Foro di Cesare Augusto (e non di Giulio Cesare, come altri credono, imperciocché Ovidio perlopiù chiama Augusto antonomasticamente col solo nome di Augusto). La pianta di un tal Foro rimane nella predetta Icnografia contrassegnata col num. 222; perlochè succedendo nell’ itinerario la Via Sacra se ne vede l’ andamento notato con picciole lince, e distinto col num. 242 accanto allo stesso Foro. Si enunzia in secondo luògo il Tempio di Vesta, e la picciola Reggia di Numa correlativamente all’Epigramma di Marziale nel libro 1:

Quaeris iter? dicam: vicinum Castora canae
  Transibis Vestae, virgineamque domum.
Inde sacro veneranda petes Palatia clivo;
  Plurima ubi summi fulget imago ducis.

e ’l Tempio di Vesta, e la picciola Reggia di Numa parimente si ravvisano nella Icnografia ai num. 78,75, e 72. Si parla in terzo luogo della deviazione della Via Sacra a mano destra: e questa deviazione si nota nella Icnografìa colla lett. g. Si enunzia in quarto luogo la porta del Palazzo cioè di Roma quadrata, o sia del Monte Palatino, chiamato Palazzo indifferentemente, come furono poi dette Palazzo le Case Imperiali (al che parimente corrisponde il detto Epigramma di Marziale, ove si parla del Clivo Sacro, e del Palazzo medesimo) e questo Clivo comeppure la Porta, si notano nella Icnografia col num. 67, ricordandosi, che a’tempi d’Ovidio il viaggio dalla predetta lett. g sino al num. 67 non era ingombralo dalla fabbrica Neroniana che si accenna col num. 59. Si enunzia in quinto luogo il Tempio di Giove Statore alle radici del Palatino: e questo si ravvisa supplito e contrassegnato nell’Icnografia col num. 66. Cosicché, additandosi quivi il Palatino, e vedendoci scortati ai succennati avanzi notati nella Topografia generale co’detti num. 289, 290, 291, e 305, si debbe concludere, che questi appartenessero ad Augusto, giacché in que’ tempi non vi era altra Casa Imperiale che la sua.

Il secondo Imperatore ch’ edificò sul Palatino fu Tiberio, come si raccoglie da Svetonio in Ottone, e con maggior precisione da Tacito nel primo delle Istorie, ove si parla del medesimo Ottone, il quale per Tiberianam domum in Velabrum, inde ad milliarium Aureum sub Aedem Saturni perrexit. Dunque gli avanzi della Casa Tiberiana sono i segnati nella Topografia generale co’num. 293, 294, e 295, corrispondenti nella Icnografia del Foro Romano colle lett. h, i, k, l, giacche questi rimangono sull’ angolo il quale riguardava il Velabro, notato nella stessa Icnografia fra i num. 100, 101, 102, e 103.

Cajo Caligola fu il terzo edificatore sul Palatino, come si ha da Svetonio al cap. 22 della vita di questo Imperadore: Partem Palatii ad Forum usque promovit, atque Aede Casloris et Pollucis in vestibulum transfigurata, etc., super Augusti Templum ponte transmisso, Palatium, Capiloliumque conjunxit. Dal che si deduce, che la parte del Palatino ove Caligola edificò la sua casa, riguardava il Foro e’l Campidoglio, a cui fu congiunta col ponte; e in conseguenza, che gli avanzi delle antiche fabbriche del Palatino riguardanti il Campidoglio, (e notate nella Topografia generale co’num. 282, e 292, i quali corrispondono nell’Icnografia alle lett. m, n, o, p) appartenessero alla stessa casa. Il ponte poi con cui Caligola congiunse il Campidoglio col Palatino, si vede notato in pianta nella detta Icnografia colle lett. q, r, s, ove passava sopr’ al Tempio d’Augusto, ivi