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Crabra o sia Marana indicata al num. 11, la quale si vede passare lungo il Circo Massimo, ed internarsi nella stessa Cloaca al num. 311, per direzione datale dai Moderni.

173. Avanzo del Sacrario di Saturno composto di grossi macigni, peperini, e travertini. Questo rimane dentro i molini incontro la Basilica di S. Maria in Cosmedin.

174. Colonne di marmo striate avanzate dal Portico che circondava la Cella del Tempio della Fortuna e di Matuta. Parte sono internate nell’interiori delle pareti della detta Basilica.

175. Avanzi delle Saline antiche i quali inoggi servono di magazzino di legname verso la strada di Marmorata, e precisamente dirimpetto all’odierno spaccio del sale. Questi si dimostrano nella Tavola XXIII di questo Tomo alla figura I colla lett. A.

176. Prosecuzione degli avanzi delle medesime Saline sulla ripa del Tevere sotto il Priorato. Del 1749 quivi vicino, e precisamente nel luogo notato colla lett. B nella stessa figura, si vedeva lo speco dell’antico Condotto dell’Acqua Appia, il quale terminava appiè del Clivo di Publicio nel luogo detto le Saline vicino alla Porta Trigemina, come si dimostra nella Tavola degli Aquedotti, e ai §§ 6, e 19 della di lei spiegazione relativa al Commentario Frontiniano ivi da me compendiato. Nello stesso anno Monsignor Casoni allora Presidente delle strade, per raccoglier l’acqua ch’esce da questo speco e che proviene dalle gocce che vi cadono dentro le viscere dell’Aventino, ne fece riformar l’orificio, e ridurlo in forma di picciola fontana, come si dimostra parimente nella detta figura I della stessa Tavola XXIII di questo Tomo alla lett. C.

177. Muraglione con barbacani, il quale reggeva le falde dell’Aventino superiormente al Clivo di Publicio, come si dimostra nella stessa figura alle lettere D, ed E.

178. Avanzi delle sostruzioni del Tempio di Giunone Regina, parte delle quali ora sostengono i muri della Chiesa di S. Sabina. Questo Tempio era anticamente famoso nell’Aventino, ed avea la Cella circondata da un maestoso Portico, le di cui colonne ora sostengono gli architravi della navata della medesima Chiesa.

179. Linee della circonferenza del Circo Massimo, la di cui traccia apparisce negli orti della contrada detta de’ Cerchj.

180. Avanzo circolare de’ cunei, i quali reggevano i sedili di marmo del medesimo Circo. Questo rimane sulla strada de’ Cerchj confinante col muro dell’ orto di S. Caterina da Siena, e precisamente dirimpetto ai molini.

181. Altro avanzo circolare de’ detti cunei opposto al predetto. E questo rimane nella vigna dietro agli stessi molini.

182. Altro avanzo de’ cunei laterali del mentovato Circo.

183. Avanzo di muro antico fra le vigne Cavalletti, e Coridori, fabbricato per sostener la strada interposta al Circo e alle falde dell’Aventino.

184. Avanzi, o sia termine, nella vigna Cavalletti, degli Archi che tramandavano porzione dell’Aqua Claudia sull’Aventino, derivata dal suo condotto medianti gli Archi Neroniani, come si legge nel summentovato Commentario Frontiniano, e come riferisco nella nota 21 della spiegazione della Tavola degli Aquedotti, nella quale si vede dilineato l’antico andamento di questi Archi ai num. 33, 34, 35, 36, e 37. Gli stessi avanzi, e insieme colle reliquie del Castello della dett’ Acqua (dietro al quale restano anco gli avanzi de’ Bagni privati di Trajano) si dimostrano nella suddetta Tavola XXIII alla fig. II colle lett. A, B, e C.

185. Avanzi de muri del grande Atrio della Libertà, ornati di nicchie. Questi rimangono nella vigna incontro la Chiesa di S. Prisca.

186. Avanzi delle Terme di Decio nella medesima vigna.

187. Altri avanzi delle stesse Terme nelle vigne confinanti colla medesima.

188. Avanzi di uno de’ Bagni venali consistente in quattro stanze. Questi restano nella vigna Maccarani sul confine della predetta Vigna.

189. Avanzi in essa vigna Maccarani di sostruzioni corroborate da barbacani, le quali agevolavano da questa parte la salita o sia clivo dell’Aventino.

190. Avanzi di altre sostruzioni alle falde del medesimo monte, le quali erano investite di tufi, e sostenevano uno de’ Templi di Ercole. Questi rimangono accanto all’ avanzo di un bastione moderno nella vigna Colonna, la quale è incontro alla predetta Maccarani.

191. Avanzi di muri che dai moderni si pretendono essere appartenenti al Tempio di Diana, ma sendo stati da me esaminati gli ho riconosciuti per opera de’ tempi bassi. In mezzo di questi rimane la Chiesa di S. Sàbba.

192. Avanzi nella vigna Cerniti del Mutatorio di Cesare delineato nel frammento 46 dell’Icnografia antica riportato attorno alla presente Topografia generale, descritto nel rispettivo Indice allo stesso numero.

193. Avanzo del Tempio della Buana Dea Subsaxana, nella vigna Boccapaduli, incontro l’alberto, oltre il Circo Massimo.

194. Piccioli avanzi di un’altro de’Bagni venali, alle falde dell’Aventino nell’orto detto del Carciofolo.

195. Avanzi di muro fabbricato da Caracalla con barbacani architettati e nicchioni per sostegno delle falde dell’Aventino, alle quali erano sottoposte le Terme dello stesso Imperadore. Questi si vedono nella vigna del Reverendissimo Capitolo di S. Pietro in Vaticano, detta del Lanajo.

196. Avanzi de’muri della Piscina attenente alle stesse Terme, e situata al primo piano di esse, come si dimostra nella Tavola LX di questo Tomo. Questi avanzi restano nel predetto orto del Carciofolo.

197. Avanzi nello stess’ orlo di una tribuna la quale facea testa ai Portici di Alessandro Severo.

198. Terme predette di Antonino Caracalla, la pianta delle quali si dimostra supplita nella detta Tavola LX di questo Tomo, colla loro individua spiegazione. I loro avanzi oltreché si veggono nella detta vigna del Lanajo, sono anche in quella del Collegio Romano, e in altre vigne circonvicine.

199. Linee di punti indicanti il primo piano delle stesse Terme, parte inoggi interrato nelle rovine. Si entra nel detto piano perla vigna del Lanajo, ed anche per l’altra del Collegio Romano. I rispettivi possidenti vanno tuttora riempiendo di terra questo piano per mezzo degli abbaini, affine di pareggiare il terreno de’ loro predj, e perciò pochi ora sono gli abbaini i quali rimangono scoperti, avendone io veduti di molti negli anni scorsi.

200. Avanzi, nella vigna Cornovaglia, di fabbriche intorno alle due grandi circonferenze de’muri fatti da Nerone per investire le falde del Monte Celio sulle quali si estendeva il di lui Ninfeo.

201. Giardino de’Signori della Missione, ov’era lo stesso Ninfeo, dimostrato in pianta nella Tavola XLI di questo Tomo.

202. Valle fatta da Domiziano coll’appianamento in figura di Circo di una parte del Monte Celio per disporli il suo Stadio, come si dimostra nella medesima Tavola XLI al num. II. Questa valle rimane ora occupata dalla vigna de’ detti Signori della Missione, e dalla villa Casali. Ne’ cavi fatti in questo luogo fu ritrovata porzione di una meta simile a quella de’ Cerchi, forse appartenente al mentovato Stadio.

203. Si vede parimente nella detta vigna Cornovaglia, e si dimostra nella Tavola XXVI di questo Tomo alla figura I, la prosecuzione da un’altra banda della predetta investitura del Ninfeo, la quale consiste in un muro architettato a nicchioni; e che insiememente serviva di ornamento al predetto Stadio, il quale gli rimanea sottoposto, come meglio si dimostra e si spiega nella predetta Tavola XLI di questo Tomo al num. 12. Si vede sopra ai detti muri uno speco che girava e portava l’acqua all’intorno dello stesso Ninfeo, comeppure al Palatino medianti gli archi ch’erano appoggiati agli slessi muri, l’avanzo de’quali archi inoggi rimane soltanto per la via che dall’Arco di Costantino conduce alla Chiesa di S. Gregorio come riferisco al susseguente numero 300.

204. Avanzo de’ pilastri delle fornici che sostenevano, l’atrio e le cordonate del medesimo Ninfeo.

205. Avanzo del serraglio di una parte delle fiere per uso dell’Anfiteatro Flavio. Questo avanzo si dimostra in tutte le sue parti nel Tomo IV dalla Tavola LIII alla LVI. Esso fu fabbricato da Domiziano con due ordini di archi. L’ordine inferiore è del tutto ricoperto dal moderno rialzamento del piano di Roma. Ne’ cavi da me fittivi fare negli anni scorsi, viddi, che non v’è alcuna comunicazione di porte da un arco all’altro; che i muri degli archi dalla parte interna s’appoggiano al terren vergine del monte investito di parete e scavato per le grotte delle suddette fiere. Gli archi dell’ordine superiore mostrano nella grossezza del muro i segni di essere stati chiusi da pareti le quali forse avranno avuto le loro finestre barrate da ferri per ricettacolo de’ volatili, o di altre spezie di bestie. E qui poi sono le communicazioni da un arco all’altro per mezzo di porticelle con architravi di grossi travertini, ne’quali, come anco negli stipiti delle dette porticelle non si ravvisa il menomo segno de’ perni che avessero dovuto regger gli usci di legno 0 di ferro; onde si debbe supporre, che questo fosse un serraglio di bestie o di volatili sociabili.

206. Chiesa de’ SS. Giovanni e Paolo fabbricata ne’ tempi bassi sulle rovine della loro casa, di cui si sono scoperti ultimamente gli avanzi mediante uno scavo di cento palmi dal piano moderno della Chiesa sino al piano antico di Roma. Gli archetti che rimangono a uno de’ fianchi della stessa Chiesa, non solo per la loro mala costruzione, ma anco per esser fondati su ’l rialzamento del predetto piano antico, dimostrano di esser parimente stati fatti ne’ tempi bassi per corroborazione e appoggio della medesima come fondata sulla istabilità del detto rialzamento.

207. Avanzi della casa di Scauro al lato della detta Chiesa.

208. Avanzi sul clivo di Scauro della casa dell’ antichissima famiglia Anicia, dalla quale discese S. Gregorio Magno. Questi rimangono nella vigna de’ PP. Camandolesi.

209. Avanzo, e termine degli Archi Neroniani soprindicati al num. 130. Questo avanzo resta nella vigna de’Signori della Missione, ove si vedono parte delle fistole, per le quali, al dir di Frontino si diffondeva l’acqua per il Monte Celio, come si dimostra nella Tavola XXIV di questo Tomo alla fig. II, e come si spiega nella Tavola degli Aquedotti al num. 38.

210. Fornice presso la Chiesa di S. Tommaso in Formis fabbricata di Travertini dai Consoli P. Cornelio Dolabella, e C. Giunio Sacerdote di Marte, come apparisce dalla presente iscrizione che si legge

P. CORNELIUS. P. F. DOLABELLA
C. JUNIUS C. F. SILANUS. FLAMEN. MARTIAL
EX. S. C.
FACIENDVM. CVRAVERVNT. IDEMQVE. PROBAVERUNT

Questa serviva d’ingresso nel Campo Celimontano, ove si celebravano l’Equirie di Marte qualora l’escrescenze del Tevere indicavano il Campo Marzio, Nerone fece ricorrer sopr’a questa Fornice la predetta sua arcuazione, come si dimostra nella Tavola XXV di questo Tomo alla fig. I.

211. Altro avanzo degli Archi Neroniani, dimostrato parimente nella detta fig. I della Tavola XXV, ed in cui appariscono le lettere riportate nella summentovata Tavola XLI di questo Tomo alla fig. II. Accanto a questo avanzo se ne vede un’ altro appartenente agli antichi alloggiamenti de’ Pellegrini, e su di cui fu eretta ne’ tempi bassi una fabbrica alla saracinesca.

212. Altri avanzi degli Archi Neroniani, che andavano lungo il Campo Celimontano, e ne’quali appariscono de’ ristauri fatti in diversi tempi. Dalla parte per dove s’entra nel cortile della Chiesa di S. Stefano Rotondo, fra un’arco e l’altro rimane un bottino coll’apertura dello speco che gli dava l’acqua. Questo parimente era uno de’ castelli, i quali, come ho detto di sopra, prendendo parte dell’acqua degli Archi Neroniani la diffondevano per il Celio.

213. Seguono gli avanzi de’ medesimi Archi tra le ville Casali, e Salviati.

214. Tempio di Santo Stefano di forma circolare, come si vede nella predetta Tavola XXV di questo Tomo alla figura II, la quale ne dimostra l’interno, comeppure nella succennata Tavola LXI di questo stesso Tomo al num. 27, la quale dimostra la pianta della di lui primiera forma in cui fu edificato dal Pontefice S. Simplicio l’anno di nostra salute 467, mutata poscia dal Pontefice Niccolò V col demolire il tetto e parte delle pareti che circondavano le colonne del di lui portico, e col fabbricare fra gl’intercolonnj il muro dell’odierna circonferenza esteriore. Tali colonne sendo disuguali nella grandezza, e abbellite di diversi ornamenti, dimostrano di essere spoglie di antichi edifizj. Posano su i di loro capitelli de travertini, in due facce di alcuni de’quali è scolpito il segno della Croce. L’al-