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tra circonferenza, clic sostiene i muri primieri dell’interno del Tempio, è composta di colonne di maggior grandezza, le quali posano sopra basi tolte parimente da altri edifizj antichi. I capitelli e l’architrave sono di una maniera molto grossa, e fatti contemporaneamente alla fabbrica del Tempio. I muri non son composti col buon’ ordine costumato dagli Antichi, e i tegoloni che compongono gli archi delle finestre non sono della solita antica grandezza. Ma nondimeno l’aspetto interno di questo Tempio ha un idea della maestà delle fabbriche de’ tempi buoni: lochè mi ha indotto a ritrarne la succennata figura.

215. Avanzi della Casa di Filippo Augusto nelle vigne di S. Ciò. Laterano, Salviati, e Fonseca.

216. Avanzi de’muri laterali del Campo ove si celebravano l’Equirie riferite al precedente num. 120. Questi sono nella vigna confinante colla strada de’ Santi-Quattro.

217. Avanzi delle Terme pubbliche che si suppongono essere state fabbricate da Nerone. L’aver veduto le stanze e i fornelli a uso de’ bagni ne’ cavi de’ fondamenti del Monastero de’ SS. Pietro e Marcellino ultimamente fabbricato, mi fa credere, che questi avanzi appartenghino alle Terme indicateci da Ruffo e Vittore nella seconda Regione.

218. Avanzi della Casa di Marco Aurelio, ove fu ritrovata la di lui Statua equestre, inoggi esistente sulla piazza del Campidoglio. Questi si vedono nelle vigne di S. Gio. Laterano, Mandasi, e Casina.

219. Avanzi, dietro al Battisterio detto di Costantino, della Casa della Famiglia Laterana, la quale occupava una gran parte della odierna Basilica di S. Giovanni. Nel cavarsi i fondamenti della moderna facciata della stessa Basilica si ritrovò una parte di quei della predetta Casa, con delle stanze, de’ labri, e de’ tubi di piombo, appartenenti ai di lei bagni.

220. Battisterio predetto , denominato di Costantino. Questo è fabbrica de’ tempi bassi fatta colle spoglie della detta Casa dentro la di lei antica estensione, e rimodernata da’ Sommi Pontefici.

221. Altro avanzo degli Archi Neroniani summentovati.

222. Avanzo del Ludo Gallico tra le vigne Astalli, e Falconieri.

223. Avanzo di fabbrica appartenente al Ludo Mattutino, nella vigna Altieri confinante colla Via Felice che da S. Maria Maggiore conduce a S. Croce in Gerusalemme.

224. Avanzi sulla medesima Via di opera incerta, appartenente alle Terme pubbliche, le quali erano contigue ai predetti Ludi Gallico e Mattutino.

225. Avanzi di opera reticolata, appartenenti alla Casa Merulana. Questi rimangono nella vigna Righini, e nel giardino Gaetani, poco distanti dalla Chiesa di S. Matteo perciò detta in Merulana.

226. Avanzo circolare de’ monumenti di Mario nell’ orto Altieri.

227. Altri avanzi degli stessi monumenti nella vigna della Parrocchiale di S. Maria in Campo Carleo.

228. Avanzo della prosecuzione del Condotto di una parte dell’Aqua Giulia, accennato al num. 122.

229. Avanzi nella villa Palombara delle fabbriche appartenenti al Ludo Magno.

230. Avanzo, vicino alla Chiesa di S. Eusebio, del primo de’ Castelli, i quali, secondo il Commentario Frontiniano, riferito in compendio, come già dissi, nella spiegazione della Topografia degli Aquedotti, ricevevano una parte dell’Acqua Giulia. Questo avanzo si dimostra nella Tavola XXVI del presente Tomo alla figura I. Un tal Castello, fra gli altri ornamenti, fu insignito de’ Trofei d’Augusto che ora si veggono sul Campidoglio, da M. Agrippa, allorché questi, al dire di Frontino, pluribus salientibus instruxit Urbem. Alcuni de’ moderni Scrittori lo suppongono dell’Acqua Marcia, altri della Claudia. Onde io, attesa questa discordia di pareri, per venire in chiaro della vera appartenenza di questo Castello, stimai opportune le di lui livellazioni cogli avanzi de’due Aquedotti che dall’uno e dall’altro partito si dicono appartenergli. Avendo perciò fatta una livellazione diligentissima dello speco del Castello controverso collo speco della Marcia, trovai quello del Castello 14 palmi più alto dell’altro, e in conseguenza riconobbi, ch’ei non poteva essere appartenuto alla Marcia. Livellato poi lo stesso speco con quello della Claudia al monumento della Porta Maggiore, ed anco coll’altro degli Archi Neroniani, che anticamente ricevevano una parte della medesima Claudia, e che da Monsig. Fabretti si dicono a livello dello speco del Castello in questione, ritrovai questo speco 16 buoni palmi più basso di quello della Claudia e degli Archi Neroniani, e inconseguenza riconobbi non esser vera la di lui asserzione, e la inverisimilitudine dell’appartenenza del Castello alla Claudia, argumentando fra me, che sarebbe stata vanità da non attribuirsi agli Antichi, quella di mantenere con tanta spesa di più alla Claudia un livello di altezza cosi prodigiosa, come si vede al predetto di lei monumento, non già affine d’introdurla in Roma cosi alta, ma solamente di darle subito un declivio precipitoso, qual’è quello di 16 palmi nella breve distanza di poco più di mezzo miglio che corre dal preteso Castello al di lei monumento. Cosicché riconosciuta la pari insussistenza delle surriferite supposizioni circa il medesimo, rivolsi l’animo a rintracciarne la vera appartenenza; e quindi avendo fatta la livellazione del di lui speco con quello de’ due avanzi dell’opera arcuata che gli son dietro, e che sono stati indicati cogli antecedenti numeri 228 e 122, la ritrovai ugualissima. Vedendo poi, che questi due avanzi mi scortavano al monumento delle Acque Marcia, Tepida, e Giulia alla Porta di S. Lorenzo, proseguii la livellazione, e la trovai corrispondente, per l’appunto collo speco della Giulia. Visitai perciò lo stesso monumento per riconoscere un qualche segno della da me tosto supposta diversione della stessa Giulia verso il Castello controverso, ma vicldi, che il di lei speco, servendo inoggi all’Acqua Felice proseguiva retto assieme cogli spechi inferiori della Tepida e della Marcia verso il num. 118 lungo il giardino Gentili. Feci nondimeno ulteriori ricerche, ed osservai sul lato destro del monumento l’avanzo del muro antico appoggiatogli, contrasegnato colla lett. D nella fig. I della Tavola XI di questo Tomo, e che supposi tosto essere il termine della detta arcuazione provegnente dal Castello controverso, secondo il disegno della pianta data nella medesima figura alla lett. G. Ed in fatti non mi opposi male, perchè quantunque questo avanzo di muro sia inoggi rovinato nell’alto, pur riconobbi ch’ei doveva innalzarsi sino allo speco della Giulia, dacché, sendo stato lo stesso speco da me scoperto lateralmente nell’esterno alla dirittura del detto muro, vi riconobbi la luce, che ora è chiusa a cagione dell’Acqua Felice, e che dovea ricevere la parte dell’Acqua mentovata di sopra. V’è tra’ seguaci del Fabretti chi tiene, essere un’assurdo il dire, che un Castello cosi grande, quale quello di cai si tratta, appartenesse a una parte della Giulia; ma si risponde, che se la di lui grandezza si deduce dallo speco, questa è una frivola riflessione in paragone della verità surriferita, giacché la grandezza dello speco essendo irregolare é maggiore nelle diramazioni dentro il Castello, come si vede dalla di lui pianta riportata nella detta figura I della Tavola XXVI, non deve servirci di norma per dedurne il recevimento o di una parte, o di tutta l’acqua. Se poi la grandezza del Castello si deduce dalla di lui mole, replico io, qual magnificenza si riconosce mai in questo avanzo, che potess’ eccedere il merito di una parte dell’Acqua Giulia? Dunque ci dobbiamo maravigliare di un Castello che ci sembra troppo eccedente per una parte della Giulia? Eppure ci dovrebbemo ricordare che Frontino narra, che le porzioni delle Acque avevano anticamente più Castelli, come gli avea la presente: ecco le di lui parole: pars Juliae etc. excepta Castellis Caelii Montis diffunditur. Qual’è maggior maraviglia, domando io, un castello grande, o più castelli benché piccioli? Certamente non farebbemo caso del mirabile avanzo di questo Castello, se avessemo veduta la magnificenza de’ Castelli antichi dell’Acque.

231. Avanzi di fabbrica de’ tempi bassi, su quali inoggi è costruito il Monastero di S. Lucia in Selce. I moderni Scrittori dalla memoria, che Simmaco Papa edificò la vicina Chiesa di S. Martino de’ Monti sulle Terme di Trajano’, deducono, che i presenti avanzi spettino alle medesime; ma la mala costruzione di essi esclude il supposto. Rimangono bensì sotto la detta Chiesa alcuni pilastri con fornice appartenenti al tepidario di queste Terme, e contrassegnati nella presente Topografia generale, coll’asterisco. Si avverte però, che non sono quei che si spacciano comunemente per tali, e che restano nel primo sotterraneo, essendo questi opera parimente de’ tempi bassi, appartenente alla prima forma della Chiesa edificata dal detto Papa; ma sono bensì gli altri inferiori, che rimangono sotto gli abbaini del pavimento del medesimo primo sotterraneo, ove sono le grotte per uso de’ Padri della stessa Chiesa. Si avverte inoltre, che la spezie di colonna di granito orientale interrata nella via maestra accanto al predetto Monastero di S. Lucia in Selce, non è altro che lui pezzo di colonna aito due palmi, da me osservato in tempo delle riattazioni della medesima via.

232. Arco eretto all’Imperador Gallieno da un tal Marco Aurelio suo adulatore, come apparisce dalla seguente iscrizione la quale si legge sulle fasce del di lui architrave,

GALLIENO CLEMENTISSIMO PRINCIPI CVJVS INVICTA VIRTVS SOLA PIETATE SVPERATA EST M. AVRELIVS DEDICATISSIMVS NVMINI MAJESTATIQVE EJVS

Questo rimane accanto alla Chiesa di S. Vito, e si dimostra libero dagl’ ingombri de’ moderni edifizj nella predetta Tav. XXVI di questo Tomo alla fig. II.

233. Avanzi di stanze fornicate appartenenti agli alloggiamenti de’ Miseni. Questi rimangono nella vigna Cicolini, e nel giardino Ruspoli vicino alla Chiesa de’ SS. Pietro, e Marcellino. Dai moderni Scrittori si suppongono essere appartenenti alle Terme di Filippo Imperadore sull’ indizio della seguente tronca iscrizione che si dice ritrovata nella loro vicinanza:

L. RVBRIVS GETA CVR...... P....
CCXXII.....D. N. PHILIPPIAVG.
THERM....

ma l’opera reticolata di cui son composti i muri di tali avanzi ne smentisce l’opinione, non solo perchè quest’ opera era ita in disuso, come abbiam detto, fin da’ tempi di Caracalla molto anteriori a Filippo, ma anco perchè le stanze fornicate di quest’ opera la enunziano de’ tempi di Cesare Augusto, ne’ quali furono costituiti i detti alloggiamenti nella III Regione, ove rimangono tali avanzi.

234. Avanzi della Piscina, o sia Tepidario delle Terme di Tito nella vigna de’ PP. di S. Pietro in Vincoli. Egli è composto di due piani, il primo de’ quali è del tutto interrato dal moderno rialzamento del piano di Roma. L’altro superiore, che rimane in gran parte scoperto, e si dimostra nella Tav. XXVII di questo Tomo alla ’fig. I, è diviso da’muri, i quali formano nove anditi ampli, che però riempiuti dalle rovine, onde ne restano scoperti sette, detti volgarmente le Sette Salle. Si vedono ne’ muri di uno di questi anditi alcuni spechi, per dove l’aqua del Condotto inoggi rovinato scendeva nel Tepidario, nella guisa che abbiam detto del Tepidario delle Terme di Caracalla. La costruzione del presente edifizio era per quel che si vede di molta consistenza. I muri sono di tevolozza riempiuti di opera incerta, con fodera di grosso lastrico. E osservabile la disposizione delle porte essendo elleno fatte a bella posta alternativamente in luoghi, ove non isminuissero co’loro vacui, e soppravvacui la robustezza de’ muri i quali erano sempre investiti dalle acque. Gli anditi son ricoperti, per attestato del lusso antico, di lastrico lavorato a musaico. Tempo fa nello scassare della detta vigna entrarono i cavatori nel primo piano, e trovarono ne’ di lui muri alcuni condotti e fistole, le quali inducevano l’acqua tepida ne’ bagni.

235. Avanzi della Casa di Tito nella vigna Gualtieri vicina alla predetta de’ Padri di S. Pietro in Vincoli. Questa Casa fu fabbricata prima delle predette Terme, perchè una di lei parte s’interna col loro primo piano, senza uguagliar gli anditi, e i muri delle medesime, come si vedrà nella sotto enunziata figura.

236. Avanzi delle Terme di Tito nelle vigne de’ Canonici Regolari di S. Pietro in Vincoli, Laureti, e Galtieri. Queste Terme si danno in pianta nella fig. II della detta Tav. XXVII. Le linee de’ punti notate sulla Topografia generale indicano gli anditi del primo piano, i quali conducevano ai bagni; lochè si vede con maggior distinzione nella elevazione del loro avanzo alla fig. I della Tav. XXVIII di questo Tomo. Le presenti Terme, col Tepidario, e colla Casa di Tito surriferiti, occupavano certamente una parte degli orti di Mecenate cotanto celebri, ma sinquì incogniti presso i moderni Scrittori in riguardo alla situazione. Per tralasciare tanti e tanti documenti degli Scrittori antichi, co’quali si conclude che il luogo occupato da queste Terme apparteneva agli Orti di Mecenate, basterà riferirne alcuni.