Pagina:Le antichita Romane (Piranesi).pdf/15

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citus longitudinem Circi corripuit (cosicché giunse sino al luogo notato nella Icnografia colla lett. u). Neque enim domus munimentis septae, vel templa muris cincta, aut quid aliud morie interjacebat. Impetu pervagatum incendiam, plana primum (cioè il piano del Circo Massimo) deinde in edita assurgens (cioè al Palatino dalla parte del Circo) et rursus inferiora populando, anteiit remedia velocitate mali, etc. Eo in tempore, Nero, Antii agens, non ante in Urbem regressus est, quam doinui ejus, qua Palatium et Maecenatis hortos (da me riferiti al precedente num. 236 di quest’ Indice) continuaverat, ignis propinquaret. Neque enim sisti potuit, quin et Palatium et domus (cioè la casa transitoria accennata allo stesso num. 236) et cuncta circum haurirentur. Sed solatium populo exturbato et profugo (una gran parte del qual popolo era quella che abitava nel Palatino ne’ luoghi che non erano stati ingombrati dalle preaccennale tre fabbriche, di Augusto, di Tiberio, e di Cajo) Campum Martis, ac monumenta Agrippae, hortos quin eliam suos patefecit. Dal che necessariamente si argumenta, che scudo arso il Palatino, ed avendo Nerone conceduto al Popolo il Campo Marzio, e i suoi orti, fabbricasse poi la sua Casa sullo stesso Monte in quella estensione abitata prima dal Popolo, e notata nella Icnografia del Foro Romano alio lett. x, y, z, bb, cc, ff, gg, corrispondenti nella Topografia generale ai nulli. 296, 297, 298, 301, 302 e 307, ristorando dall’ incendio le tre Case suddette. Cosicché il Palatino rimase per la maggior parte ingombrato dalle fabbriche Imperiali, le quali portarono il nome di un sol Palazzo. Si sa inoltre dagli antichi Scrittori, che queste fabbriche furono ampliale, ridutte in diversi usi, e ristorate da altri incendj da’ successivi Cesari; ma queste ampliazioni e ristauri non furono tali che togliessero alle medesime le primiere denominazioni.

Dimostrata pertanto in generale l’appartenenza degli avanzi delle fabbriche del Palatino, riassumeremo le denominazioni di essi in particolare, e indicheremo i luoghi precisi, ove rimangono presentemente, ponendo in ordinanza i predetti respettivi numeri.

288 e 289. Avanzi di alcune delle Celle della Casa Augustana; parte de’ quali rimangono dentro la fabbrica della Polveriera superiormente all’Arco di Tito, e parte formano i di lei muri esteriori.

290. Altri avanzi, negli orli Farnesiani, delle dette Celle, corrispettivi ai predetti del muro esterno della Polveriera, i quali insieme circondavano l’area anteriore alla Casa Augustana, come meglio si discerne nella detta Icnografia del Foro alle lett. d, e.

291. Avanzi degli anditi, delle officine, e de’ ristauri della Casa di Cajo Caligola, consistenti in una porzione di tre piani i quali si estendono per lungo tratto sotto il rialzamento del Palatino, come meglio si vede nella stessa Icnografia alle lett. m, n, o. Parte di essi rimane sull’ angolo dello stesso Monte, corrispondente alla Chiesa di S. Maria Liberatrice, e parte ne’ predetti orti Farnesiani.

292. Avanzi della Casa Tiberiana consistenti in grosse e lacere pareli confuse dalle rovine delle fornici ch’ esse sostenevano. Questi rimangono negli orti deretani a S. Anastasia, e ne’ predetti Farnesiani, e meglio si ravvisano nella Icnografia del Foro alla lett. K. L’anno 1720 nel farvi uno scavo vicino a S. Teodoro, furono ritrovati de’ gran pilastri di travertini, de’ pezzi di colonne, gli stipiti d’ una parte di marmo, quantità di metalli, come anco le stanze attenenti alla fonderia Palatina. Ma non fu proseguito lo scavo per timore della rovina de’ muraglioni de’ detti orti, che per esso s’indebolivano.

293. Avanzi delle officine de’ piani inferiori della medesima Casa Tiberiana. Questi rimangono alle falde del Palatino, e servono di Bottega al Facocchio della casa Piccaluga.

294. Altri avanzi delle abitazioni de’ Servi e de’ Liberti, le quali appartenevano al secondo piano della stessa Casa Tiberiana. Questi avanzi sono disposti in figura di anditi ornati di grotteschi e di figurine dipinte a minio, e rimangono nel giardino del Signor Cavalier Natoire Pittore Regio, e Direttore dell’ Accademia di Francia.

295. Avanzi del Teatro fabbricato da Nerone superiormente alla gran Loggia Palatina che riguardava gli spettacoli dei Circo Massimo. Questi restano nell’orto Ronconi confinante colla villa Spada, e si dimostrano con maggior distinzione nella Icnografia del Foro fra il num. 121, e la lett. y. La fig. II poi della Tav. XXXIV di questo Tomo ne rappresenta l’elevazione.

296. Avanzi delle Logge della Casa Neroniana, lungo le quali erano disposte le porte de’ cubicoli, delle celle, degli ecj, dell’ esedre, de’ bagni, e di altro gran numero di abitazioni, in molte delle quali resta impedito l’ingresso dalle rovine. Questi avanzi rimangono ne’ fienili vicini alla suddetta vigna Ronconi, e si dimostrano in pianta più ampia nella Icnografia del Foro alla lett. f, e in elevazione nella fig. I della Tav. XXXV di questo Tomo alla lett. A.

297. Altre Logge parimente di Nerone, risarcite da diversi Principi. Queste servono di fienili confinanti colla vigna del Collegio Inglese.

298. Piccioli avanzi del Settizzonio di Settimio Severo, confinanti col muro della stessa vigna. Questo Settizzonio fu distrutto dal Pontefice Sisto V, che ne fece trasferir le colonne in uso della Basilica Vaticana, dietro la quale se ne vedono peranco i residui.

299. Avanzi dell’opera arcuata che proveniva dal Monte Celio, e che prendendo porzione dell’ Acqua Claudia condottata sullo stesso Monte per gli Archi Neroniani, la portavano sul Palatino. Essi avanzi rimangono accanto alla via che dall’ Arco di Costantino conduce alla Chiesa di S. Gregorio: si dimostrano in elevazione alla fig. II della predetta Tav. XXXV, e si danno suppliti in pianta ai num. 25 e 26 della Topografìa degli Aquedotti.

300. Avanzo nell’orto Ronconi del Peristilo della Casa Neroniana sul Palatino, dimostrato nella Tav. XXXVI di questo Tomo alla fig. I.

301. Altri avanzi delle fabbriche Neroniane nella vigna Magnani.

302. Avanzi de’ Bagni domestici di Nerone corrispondenti alla lett. h della Icnografia del Foro. Questi furono scoperti l’anno 1728 con aprire una cava lateralmente alla loro fodera. Nell’entrare che vi fecero i cavatori, scuoprirono sette celle ornate di marmi preziosi, di metalli, di stucchi dorati, e di pitture a grottesco. Nella stanza oggi rimasavi fu ritrovato un gran labro di piombo innanzi a una sede parimente di marmi preziosi, fra’ quali erano due colonnette d’alabastro orientale, che han servito ad alcune impelliciature della Capèlla Odescalchi nella Chiesa de’ SS. XII Apostoli.

303. Avanzi di una gran sala, discoperta l’anno 1726 con un cubicolo accanto. Questa era una giunta fatta da Domiziano alle fabbriche Neroniane, ed era architettata con colonne, architravi ed altri ornamenti i quali sono stati trasportati superiormente alla Fontana de’ predetti orli Farncsiani. Vi rimane eziandio un’altra sala contigua ricoperta dagli scarichi delle rovine scavate nel discuoprimento dell’anzidetta.

304. Avanzi de’ muri che circondavano le celle del Peristilo della Casa Augustana. Questi restano nell’orto Barberini fra la Chiesa di S. Bonaventura, e la summentovata Polveriera.

305 e 306. Avanzi de’ piani inferiori della Casa Neroniana dalla parte orientale. Questi rimangono nella vigna de’ Benfratelli accanto all’orto de’ PP. di S. Bonaventura.

307. Arco di Costantino, fabbricato in parte con ispoglie degli edifizj del Foro di Trajano e dimostrato nella Tavola XXXVI di questo Tomo alla fig. II. Appariscono in esso le seguenti iscrizioni

Nell'ordine attico IMP. CAES. FL. CONSTANTINO. MAXIMO
P. F. AVGVSTO. S. P. Q. R. QVOD. INSTINCTV. DIVINITATIS. MENTIS MAGNITVDINE. CUM. EXERCITV. SVO TAM. DE. TYRANNO. QVAM. DE OMNI. EIVS FACTIONE. VNO. TEMPORE. IVSTIS
REMPVBLICAM. VLTVS. EST. ARMIS ARCVM. TRIVMPHIS. INSIGNEM. DICAVIT
Da una parte sotto l'architrave VOTIS. X Parimente VOTIS. XX Dall'altra parte sotto lo stesso architrave
SIC. X Parimente
SIC. XX
E sotto l'Arco di mezzo


Da una parte Dall’altra
LIRERATORI. VRBIS FVNDATORI. QVIETIS

La scultura di quest’ Arco prescindendo dagli ornamenti, o spoglie Trajanensi, mirabili in se medesime, è di una infelice maniera. Il fregio e gli specchj fra i bassirilievi circolari erano impellicciati di porfido, e i vacui de’ caratteri erano investiti di metallo, lochè ancora doveva essere degli altri ornamenti ove mancano le investiture.

308. Avanzo della Meta Sudante dimostrato nella stessa fig. II alle lett. A e B. Questa Meta era simile a quelle de Circhi, e fu fabbricata da Tito, o da Domiziano per ornamento dell’aja, e delle fabbriche Flaviane, e per uso dell’ Anfiteatro. Gli anni scorsi nello scavare intorno a questo avanzo fu scoperto il canale dell’acqua che imboccava nel gran tubo della stessa Meta.

309. Anfiteatro Flavio dello il Colosseo, dimostrato nella Tavola XXXVII di questo Tomo alle figure I e II. Esso fu incominciato da F. Vespasiano, e terminato da’suoi figli Tito e Domiziano. Fabbrica la più magnifica delle antiche che sia rimasa ne’ tempi nostri.

310. In questo luogo s’immerge la Marrana, o sia Acqua Crabra, la quale, come narra Frontino, fu riprovata dai Romani, e conceduta ai possessori dell’Agro Tusculano. Ma avendone i moderni possessori del medesimo territorio per utile de’ loro predj protratto l’andamento verso Roma, ella si vede inoggi condotta dentro la Città, impura, e non servibile ad altro che ad innaffiar gli orti; dopodiché ella si scarica nel Tevere mediante l’imbocco fattone da’ Sommi Pontefici nella Cloaca riferita al num. 172.

311. Avanzi sull’Aventino della Casa de’ Santi Aquila e Priscilla, i quali ricettarono S. Pietro allorch’ ei venne in Roma a predicare il Vangelo. Su questi avanzi è fondata la Chiesa di S. Prisca.

312. Avanzo di Case plebee nella già detta Vigna Cavalletti. Egli è antichissimo, ed il più intatto fra gli avanzi di tali case, e perciò rimarcabile per avere una idea delle auliche abitazioni della plebe.

313. Avanzi degli anditi del Cortile della Casa di Faberio Scriba, di opera reticolala ed incerta. Questi rimangono nella già detta vigna incontro S. Prisca.

314. Avanzi di muri, che appartenevano al Portico lastricato di selci, che T. Livio nel 5 della 5 Deca dice, che fuori della Porta Trigemina si protraeva sull’ Aventino, oltrepassando le mura urbane. Ed in fatti si osserva negli stessi muri uno degli archi del detto Portico che serviva di transito accanto alle mura del più antico circondario della Città. Questi avanzi sono per la strada di Marmorata oltre il già accennato Clivo di Publicio, ov’ è il Romitorio.

Il sinora riferito è tutto ciò che rimane scoperto in Roma delle antiche fabbriche. Si avverte però, che la disposizione de’ Colli è diversa in molte parti dall’ antica, atteso il loro accrescimento si in altezza che in estensione per le rovine delle medesime fabbriche. Mi serbo pertanto di dimostrare la primiera loro costituzione nella grande Icnografia di Roma antica che sto in procinto di dare alla luce.