Pagina:Le antichita Romane (Piranesi).pdf/5

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dal Tevere se non che dalla odierna Ripetta verso il Ponte Molle, e precisamente dal luogo segnato nella detta tavola degli acquedotti col num. 45 sino al 46, dal che si debbe dedurre che celebrandosi in questo ristretto l’Equine non si dovesse dar luogo al preteso transito della Via Flaminia.

43. Qui sono alcuni barbacani delle mura, simili a’ surriferiti al num. 45.

44. Qui le mura d’Aureliano furono affatto abattute dai Barbari, e sono state rifatte ne’ tempi bassi in varie maniere, e specialmente alla Saracinese, cioè a corsi di tufi e di altri materiali disposti senz’alcun ordine.

45. Piccolo avanzo di una delle torri d’Aureliano, appoggiata ad una gran sostruzione antica, detta inoggi Muro-torto.

46, 47 e 48. L’ambito di questi numeri comprende l’avanzo della prodetta sostruzione, che investiva la parte del colle degli Orlali sulla quale era il gran Busto, o sia Ustrino ove si ardevano i corpi de’ Cesari, fabbricato da Augusto. I moderni scrittori, non essendosi mai avvisati della succennata estensione del Campo Marzio sino al Ponte Milvio , distinta in due pianure, l’una fuori della Porta del Popolo, e l’altra dentro l’odierno recinto di Roma; e non avendo perciò potuto ritrovare il luogo intermedio dell’una e l’altra pianura, ove secondo il detto di Straberne da me riferito nella spiegazione della eletta Tavola degli acquedotti era situato il medesimo Busto; errano sulla precisione di questo, e senza riferire alcuna ragione suppongono il detto ambito per un avanzo del palazzo di Pincio senator romano suddetto. Ma oltre la detta precisione, possono esser ricreduti da più riflessi. Il primo, che il predetto ambilo l’orina un triangolo corrispondente in ugual distanza al Mausoleo d’Augusto, come si vede nella stessa Tavola degli acquedotti. Il secondo, che la porta del Mausoleo ivi indicata colla lettera C, ferisce per retta linea l’angolo principale D del detto ambito. E ’I terzo, che, secondo il medesimo Strabone, avendo il Mausoleo avuto al didietro il bosco, questo veniva a rimanere incontro lo stesso ambito , e in conseguenza dovev’ alludere al Mausoleo ed al Busto, riducendo per cosi dire l’una e l’altra fabbrica in un sol corpo, dal quale rimase distinto il Campo di Marzio come più diffusamente si legge nella spiegazione della medesima Tavola degli acquedotti in proposito dello stesso Campo. L’Avanzo poi di cui si tratta, è di opera reticolata, e attorniato da barbacani, parie de’ quali sono architettati a nicchioni, come si vede nella già della Tav. XI, alla fig. II. La di lui altezza pareggia il piano del colle degli Ortuli. Si dice, ch’ei fosse nel medesimo stato al tempo d’ Aureliano, che lo fece servire al nuovo recinto della città. Sembra però difficile, che un muro di si sterminata grossezza possa esser caduto casualmente, seppure le piene dell’ acque piovane scorrendo impetuosamente dal colle verso questo angolo, e non trovando sufficiente sfogo pe’ forami del muro, i quali vi si veggono peranco, come apparisce dalla predetta fig. II, abbiano coll’ andar del tempo precipitato questo gran masso, porzione del quale sondo rimasa in pendenza, ha perciò acquistato il nome di Muro-torto.

49. Altra porzione delle mura d’Aureliano, che si finisce all’ avanzo predetto, e simile nella figura ai moderni baloardi.

50. Dalla detta spezie di baloardo sino alla Porta del Popolo le mura son costruite a corsi di tufi alla saracinese.

51. Porta del Popolo fabbricata dai Sommi Pontefici sopra gli avanzi di quella d’Aureliano. Vi si veggono dai lati esterni i basamenti di marmo, i quali reggevano le torri. Questi furono maltrattati da’ Barbari, e forati nelle commessure per levarne i perni. I forami poi furono tassellali, quando fu rifatta la stessa porta.

52. Seguono sino al Tevere le mura rifatte da Belisario, e risarcite in più volte ne’ tempi successivi.

53. Indicasi il luogo ov’ era la Porta trionfale d’Aureliano inoggi del tutto spianata assieme colle di lui mura indicate co’ punti antecedenti e susseguenti.

54. Si nota il luogo della Porta Aurelia parimente spianala.

55. Sin qui proseguivano le mura d’Aureliano.

56. Avanzi delle mura trastiberino, fabbricate da Aureliano, consistenti in oggi in un deforme composto di diversi ristauri si antichi che moderni. Fra gli antichi furono quei d’Arcadio ed Onorio, come si deduce dalla iscrizione riferita sotto il precedente num. 18, la quale era parimente collocala sulla Porta Portuense dello stesso Aureliano, i di cui avanzi peranco rimangono alla ripa del Tevere nel luogo contrassegnato nella presente Topografia generalo dalla cometa, e precisamente tra i frammenti 32 e 33 della antica icnografia di Roma ivi riportati all’ intorno. Tralasciando poi i ristauri che vi possono essere stati aggiunti dopo Arcadie ed Onorio dai Curatori della città riferiti in principio di questo Indice, vi si debbono annoverare quei del pontefice Alessandro VI, giacché questi riedificò l’odierna Porta Settimiana corrispondente col Ponte Sisto, detto anticamente Janiculense, come meglio si vede nella eletta Tavola topografica degli acquedotti in ordine la XXXVIII di questo Tomo. Dall’ una e l’altra parte, cioè dalle Porle Portuense e Settimiana queste mura si protraggono sino alla odierna Porta di S. Pancrazio; fuori della quale, oltre il cancello della Villa Corsini rimane un avanzo della sostruzione dell’ antico condotto dell’ Acqua Alsietina, che io dimostro nella Tav. XII di questo medesimo Tomo, alla fig. I. Questo condotto proseguiva dentro la detta porta di S. Pancrazio verso il di lui Emissario e la corrispettiva Naumachia d’Augusto, come riferisce sotto il susseguente num. 156 di questo Indice, e nella spiegazione della predetta Tavola degli acquedotti, correlativa al Commentario Frontiniano ivi compendiato.

57. Qui Urbano VIII incominciò la parte del suo recinto, demolendo l’antica Porta Portuense, invece della, quale Innocenzio X di lui successore apri la moderna.

58. Le repetizioni di questo numero dinotano il recinto di Roma dilatato dal medesimo Urbano VIII.

59. Mura e Porta di Santo Spirito fabbricate da Pio IV, e rese inutili dal predetto recinto.

60. Porzione delle mura di S. Leone IV fabbricate alla saracinesca, cioè a’ piccoli corsi di tufi, nell’ anno 849.

61. Altra porzione delle stesse mura rese inutili, come abbiam detto al num. 59.

62. Le rimanenti sono del tutto moderne, fabbricate da’Sommi Pontefici successori del detto S. Leone.

63. Fortificazioni dell’ odierno Castel S. Angiolo. Terminato il giro esterno delle mura, entreremo per la Porta del Popolo a ricercar gli antichi monumenti, che sono fra di esse e la circonferenza dei punti contrassegnata colla lett. A, e dinotante il più antico recinto delle Mura Urbane.

64. Avanzo di un Sepolcro della famiglia d’ Augusto, ove inoggi è il giardino Cenci.

65. Avanzo di un’ altro Sepolcro della stessa famiglia nell’ odierno orto Nari, contiguo al giardino predetto.

66. Avanzi de’ celebri orti Luciliani, i quali restano inoggi nel palazzo Mignanelli. Questi orti si estendevano sopra il colle degli Ortuli per il tratto delineato nell’ accennata Tavola degli acquedotti, al num. 29.

67. Avanzo del Mausoleo d’Augusto, riferito sotto gli antecedenti num. 46, 47 e 48. I di lui muri sono reticolati e riempiuti orizontalmente di opera incerta. L’ingresso antico del detto Mausoleo si vede vicino alla chiesa di S. Rocco in un magazzino di legname. Egli qui è spogliato in tutto de’suoi marmi, e deformato nel restante della fabbrica dal suo esser primiero. In mezzo a questo avanzo è un giardino pensile attenente al signor marchese Correa. Dello stesso Mausoleo faccio special dimostrazione colle Tav. LXI, LXII e LXIII del II Tomo. Sulla riva del Tevere dirimpetto al medesimo si vede lo sbocco di una delle cloache dell’ Acqua Vergine fabbricate da Agrippa.

68. Giaceva in questo sito inoggi occupato dalle cantine appartenenti ai PP. Agostiniani della Madonna del Popolo, quasi sotterralo dei tutto l’Obelisco che serviva di gnomone all’ orologio solare nel Campo Marzio. L’anno 1748 il pontefice Benedetto XIV lo fece scavare col suo piedistallo e trasportare nel palazzo contiguo detto della Vignaccia. Nello stesso piedistallo si legge la seguente iscrizione:

IMP. CAESAR. DIVI. F
AVGVSTVS
PONTIFEX. MAXIMVS
IMP. XII. COS. XI. TRIB. POT. XIV
AEGYPTO. IN. POTESTATEM
POPVLI. ROMANI. REDACTA
SOLI. DONUM. DEDIT

Gli oncini di ferro nel medesimo piedistallo vi sono stati conficcati dai moderni per facilitarne la detta estrazione, e ’l trasporto.

69. Residui nel palazzo Amadei al Corso dell’Arco di Marco Aurelio, demolito dal pontefice Alessandro VII, che ne fece trasferire i bassirilievi alle Scale del palazzo de’ Signori Conservatori nel Campidoglio.

70. Avanzo nelle cantine del monastero di S. Silvestro in Capite de’ muri de’ Septi Tigarj ristorati già ed abbellitati da Domiziano.

71. Avanzo del Portico d’Europa vicino alla chiosa di S. Maria in Via.

72. Principio dell’ arenazione dell’ Antico Condotto dell’ Acqua Vergine nel palazzo incontro la chiesa de’ SS. Angioli Custodi, e precisamente dietro al Coileggio Nazzareno. I punii protratti sino al num. 44 dinotano l’andamento sotterraneo del medesimo Condono dentro di Roma. Il di lui supplimento si esibisco nella Tavola topografica degli Acquedotti.

73. Proseguimento della stess’ arenazione da un cortile contiguo al palazzo del Bufalo per il palazzo Panfilj sino al Bottino dell’odierna Fontana di Trevi. Quest’ arenazione fu rifatta da Claudio per ossero stata rovinata da Caligola, come apparisce dalla seguente iscrizione che si logge nel gran fregio di uno degli archi distinto in ampia forma dal medesimo rifacitore.

TI. CLAVDIVS. DRVSI. F. CAESAR. AVGVSTVS. GERMANICVS PONTIFEX. MAXIM. TRIB. POT. V. IMP. XI. P. P. COS. DESIG. IIII ARCVS. DVCTVS. AQVAE. VIRGINIS. DISTVRBATOS. PER. C. CAESAREM A. FVNDAMENTIS. NOVOS. FECIT. AC. RESTITVIT

Furono successivamente investiti di tevolozza dall’ una e l’altra parto, come si dimostra nella Tav. XII, alla fig. II. Dello stosso acquedotto faccio special dimostrazione nella predetta Tavola degli acquedotti.

74. Monte Citorio. Questo è un’ ammasso delle rovine dell’ Anfiteatro di Statilio Tauro, e di altre antiche fabbriche circonvicine. Ciò si deduce primieramente dagli avanzi di alcuni Sedili circolari che doveano appartenere al medesimo anfiteatro, e da altri avanzi di antica fabbrica ritrovati 100 palmi sotto lo stesso monte nel gettarvi i fondamenti dell’ odierno Palazzo della Gran Curia Innocenziana che gli dà il nome di Citatorio o Citorio. Secondo: dal giro sferico dello stesso palazzo per essere situato sopra una parte de’ fondamenti del detto anfiteatro. Terzo: da altri simili sedili ritrovati 80 palmi sotto il medesimo monte nello scavo fatto l’ anno 1705, allorché furono gettati i fondamenti della chiesa e delle case de’ Signori della Missione. E quarto, dal piano antico su cui era situata la Colonna dell’ Apotesi, o Deificazione d’ Antonino Pio, estratta nel medesimo scavo da 100 palmi più sotto del piano moderno.

75. Colonna Antonina situata nel mezzo della piazza, che da lei si dice Colonna, e dimostrata nella Tav. XIII di questo Tomo, alla fig. I. Ella ha scolpite in un fasciamento dalla cima al fondo le battaglie, e la Vittoria riportata de’ Germani e de’ Sarmati da Marco Aurelio, da cui fu innalzala e dedicala al predetto Antonino Pio suo padre. Ha una interna scala a chiocciola illuminata da feritoje, onde si salisce al piano del gran capitello. Il pontefice Sisto V, fra gli altri ristauri fatti a questo monumento, fece investir di marmo l’antico piedistallo deformato dagli incendj, c fece collocare sulla cima della Colonna la statua crea di S. Paolo.

76. Avanzo di una delle parti laterali del Portico che circondava la cella del Tempio del medesimo Antonino Pio, la di cui pianta ed elevazione si vede nel tratto dell’architettura di Andrea Palladio, formata dal medesimo sugli avanzi che al suo tempo esistevano in copia tale da poterne ritrarre il perfetto disegno. L’ odierno avanzo consiste in undici colonne di marmo striate, deformate dagl’ incendj, e internate nelle moderne pareti della facciata della Dogana di Terra, come si vede nell’ anzidetta Tav. XIII, alla fig. II. Alcuni hanno falsamente creduto, che questo sia un avanzo delle fabbriche del Foro di Marco Aurelio.

77. Otto colonne di vasta mole lo quali si dimostrano nella Tav. XIV di questo Tomo, alla fig. I. Sette di esse sono di cipollino, e delta stessa grossezza di quelle del Pronao del Pantheon. Queste s’internano per metà parte ne’ muri del cortiletto del palazzo spettante alla Confraternita del Rosario incontro il Teatro Capranica, e parte nelle case circonvicine, e specialmente nella bottega del Saponajo. Esse appartenevano al Tempio