Pagina:Le antichita Romane (Piranesi).pdf/7

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medesimo, i quali reggevano i sedili e le scale per uscire ne’ vomitorj, sono d’ opera reticolata, e di quando in quando legati da pezzi di peperini. Nella cantina della prossima osteria della Campana si vede l’ andito colle porte che conducevano ai vomitorj dell’ ordine Equestre. Sotto lo stesso andito rimangono le vie de’ Senatori per passare all’ orchestra. Queste vie, come anco le scale de’ cunei e ’l medesimo andito, erano in tal maniera separate e disposte, che niuno degli ordini Senatorio, Equestre, e Plebeo, s’incontravano nell’ entrare e uscire; come dimostro nel Tomo IV dalla Tav. XXV sino alia Tav. XXXVII.

100. Avanzo del Portico fabbricato da Augusto in onore di Ottavia sua sorella, e ristorato poscia da Settimio Severo, e da Caracalla dagl’ incendj sofferti. Questo avanzo abbraccia l’ odierna Chiesa di S. Angiolo in Pescheria. I moderni scrittori pretendono, che un tal portico fosse a S. Niccolò in Carcere nel luogo indicato col num. 97, ove ho detto esser l’ avanzo del Tempio della Pietà, e suppongono, che l’ avanzo presente appartenesse al Tempio o di Bellona, o di Giunone Regina, ma parimente senza veruna ragione fondamentale, e smentendo la loro supposizione, mentre confessilo, secondo gli antichi scrittori, che il detto portico si protraeva vicino al Circo Flaminio. E che ciò sia vero, basta osservare l’incompatibilità di una tal protrazione: imperocché incominciando il portico, com’ essi vogliono, dal predetto num. 97 sino al Circo Flaminio, il qual’ era senza controversia situato fra i numeri 94, 95, 101 e 102, bisognerebbe figurarsi che non vi fosse stato il Teatro di Marcello notato col numero 99, nè la rupe Tarpea, nè il Tevere, i quali non lasciavano alcun luogo a sì fatta protrazione, la quale oltre a ciò sarebbe stata piucchè portentosa e sproporzionata. Che poi questo avanzo appartenga al portico, controverso apparisce alla di lui pianta in uno de’ frammenti dell’antica Icnografia di Roma, da me segnato all’ intorno della presente Topografia col num. 18; colla qual pianta avendo io confrontato l’avanzo in questione, e l’altro consistente nelle tre colonne indicate col num. 101 susseguente di quest’Indice, ne ho riconosciuta la puntuale correspettiva disposizione nella forma e distanza, la quale mi ha somministrata una soda ragione per credere che l’avanzo presente appartenesse al medesimo portico, come dimostro nel Tomo IV dalla Tav. XXXIX alla XLIV.

101. Tre grandi colonne striate di marmo, le quali formavano uno degli angoli del Pronao del Tempio di Giunone, fabbricato da Metello il Macedonio: come si osserva nel succennato frammento dell’ Icnografìa antica di Roma segnato attorno alla presente Topografia col num. 18. Queste colonne rimangono inoggi nelle case dietro la Chiesa di S. Angiolo in Pescheria; e si dimostrano, come ho detto, nelle prenominate Tavole appartenenti al Portico d’Ottavia, e nella XLV loro susseguente.

102. Avanzi della Scuola d’Ottavia, i quali si vedono nel Palazzo Altieri alla piazza Morgana, e nelle cantine del Convento de’ Padri di S. Maria in Campitelli.

103. Avanzi del Portico di Nettuno, su de’ quali è situata la Chiesa e ’l Palazzo di S. Marco.

104. Avanzo de’pilastri del Portico anteriore agli steccati o septi Giulj, fabbricati di travertini da Lepido, e proporzionati da M. Agrippa, dimostrati nel Tomo IV alla Tav. XLVII, e riconosciuti per essi sul confronto fattone co’frammenti dell’Icnografia antica di Roma, contrassegnati co’numeri 31 e 32 attorno alla presente Topografia. Questi rimangono nelle cantine del Palazzo Panfilj al Corso.

105. Altri avanzi de’medesimi pilastri investiti dì tevolozza posteriormente alla loro costruzione. E questi restano sotto la Chiesa di S. Maria in Via Lata.

106. Avanzo di magnifiche scale alle radici del Quirinale, e precisamente nel giardino de’Colonnesi. Per queste si ascendeva ad una magnifica fabbrica d’Elagabalo, congiunta ad un Tempio affatto distrutto, alcuni marmi del quale parimente rimangono nello stesso giardino. Pretendono i moderni scrittori, che questi avanzi appartengano alle Terme di Costantino e di Costanzo per essere state rinvenute le loro statue nel fabbricarsi il Palazzo Rospigliosi. Ma basta a ricrederli l’osservazione de’finissimi materiali che inoggi restano del detto Tempio, come anco la considerazione che le dette statue sono state rinvenute negli scavi fatti nel cortile del predetto Palazzo, luogo molto remoto dai detti avanzi.

107. Avanzi della Casa de’Cornelj di opera reticolata, nel Palazzo de’Colonnesi sulla piazza della Piletta.

108. Avanzo di fabbriche sotterranee, spettanti al Campidoglio Vecchio, sulle quali inoggi è situato il Palazzo Grimani a strada Rosella.

109. Avanzi del Portico Miliarense di Aureliano, nella Villa Cesi.

110. Piccolo avanzo delle sostruzioni, o sieno investimenti ch’ erano alle falde del Quirinale per assicurar le mura urbane anteriori al novo circondario d’ Aureliano, che ricorrevano sopra le medesime falde. Questo rimane negli orti della Madonna della Vittoria verso la Villa Barberina.

111. Altro avanzo delle medesime sostruzioni consistente in un lungo muraglione munito di spessi barbacani dalla cima al fondo, come si dimostra nella Tav. XVI del presente Tomo, alla fig. I. Questo avanzo rimane nella Villa Alandosi vicino alla Porta Salaria. Fra il detto muraglione, e ’l Circo Apollinare indicato nella stessa figura era la via che conduceva al Foro di Salustio.

112. Avanzi della Casa, e de’Bagni del detto Salustio dimostrati parimente nella predetta figura. Vi rimangono peranco i bottini che ricevevano gli scoli de’tetti, ed una scala dipinta a grotteschi, per cui si ascendeva ai piani superiori; comeppure una fabbrica di forma ottagonale creduta uno de’templi di Venere sull’indizio di una Statua di questa Deità ivi ritrovata.

113. Avanzi di antiche fabbriche alla falda del Colle degli Ortuli, li quali appartenevano al mentovato Circo Apollinare.

114. Avanzi degli Orti di Salustio inoggi ridotti a uso di sotterranei nella Villa Belloni. Quivi si troverebbono per via di scavi delle cose maravigliose, come si son trovate nella susseguente Villa.

115. Altro residuo degli stessi Orti nella Villa Verospi. Nell’anno 1740 fu questa scassata in parte verso le mura urbane, e al demolirsi di alcune fabbriche furono ritrovate delle statue, e de’bassirilievi, de’pezzi di colonne, e molti capitelli di varie sorti con altre rarità.

116. In questo luogo, ora vigna del Noviziato de’Padri Gesuiti dietro le Terme di Diocleziano, era, come ho detto all’ antecedente num. 2, il Castro di Tiberio dimostrato in pianta alla Tav. XXXIX di questo Tomo. Costantino lo rovinò allorché superò Massenzio il tiranno. Sulle di lui rovine rialzò poscia le mura urbane, nell’ interno delle quali fece co’materiali dello stesso Castro un lungo ordine di abitazione, forse per quartiere de’suoi soldati. Gli avanzi di tali abitazioni incominciano dal num. 29 e si protraggono sino al 34. Sono esse di opera reticolata, ma però mal connessa, come quella che fin da’tempi di Caracalla non apparendo più nelle antiche fabbriche, era perciò stata posta in disuso, e disimparata dagli artefici nel lungo tratto degli anni che si contano dall’imperio di Caracalla a quello di Costantino e non per altro rimessa in uso nelle abitazioni di cui si tratta, che per il comodo e per la copia de’quadrelli di simile opera avanzati alle rovine del detto Castro.

117. Avanzo della prosecuzione del Condotto delle Acque Marcia, Tepula e Giulia, riferito sotto l’antecedente num. 23. Non deve sembrare strano il vedersi qui un muro di tevolozza differente da’restanti avanzi del medesimo Condotto, i quali sono di tufi, peperini e travertini; perché egli appartiene alla doppia investitura che fu fatta al Condotto; o da alcuno de’Cesari riferiti nella iscrizione del monumento indicato al medesimo num. 23, o da altri in tempi posteriori, affine di rimediare alla di lui rovina. Questa doppia investitura si vede primieramente fuori della Porta maggiore sull’angolo delle mura urbane indicato col num. 20. Entrando poi in Roma, e camminando lungo la traccia de’punti che indicano le vestigia della rovina dello stesso Condotto avanti e dopo il num. 21, se ne vedono gli avanzi internati nelle predette mura , i quali continuano sino al num. 120, ove cessando l’investitura e lasciando nudo il detto monumento, ella comincia di nuòvo, come ho riconosciuto in una retrostanza o sia grotta del portinajo della Porta di S. Lorenzo, in cui sono gli archi del Condotto doppiamente cinti dalla medesima, corrispondente a retta linea ai suoi avanzi che appariscono nel muro del giardino Gentili sul quale cammina l’odierna Acqua Felice.

118. Altri avanzi dello stesso Condotto parimente investito di tevolozza, e corroborato da barbacani. Questi si vedono accanto e sotto il Casino Gentili.’ e si dimostrano col num. 4 nella fig. I della detta Tav. XI di questo Tomo.

119. Qui i due spechi, o siano canali della Tepula e della Giulia divertono dal Condotto della Marcia, come si dimostra in pianta nella stessa fig. I, alla lettera F. Questa diversione sarà stata data loro per qualche tratti, facendogli andare sopra l’investitura del Condotto della Marcia, inoggi internata colle mura urbane, affine di allegerire il Condotto medesimo dal loro peso, ov’egli sarà stato maggiormente indebolito. Il tratto di questa diversione non potea stendersi oltre i due confini accennati col presente num. 119, e col 20 , perchè quivi ed ivi si vedono i predetti due spechi ricorrere sopra la Marcia.

120. Avanzi dell’investitura del medesimo Condotto, da me riconosciuti per tali dalle vestigia e dai residui del medesimo, i quali rimangono al pari della superficie del piano moderno di Roma.

121. Bottino appartenente alla derivazione di una parte dell’Acqua Marcia nel rivo Erculaneo, e che anticamente rimaneva dietro gli Orti Pallanziani. coni’ espongo nella spiegazione della Tavola Topografica degli Acquedotti sotto il § 26, alla Nota 17, correlativamente al Commentario Frontiniano. Questo Bottino, oltreché si vede in pianta nella suddetta figura I della Tav. XI di questo Tomo, alla lett. F. si dimostra ancora nella medesima Tavola degli Acquedotti, al num. 22, ove si vede l’andamento della porzione dell’acqua ch’ei derivava; e nella stessa Tavola degl’Acquedotti se ne fa inoltre la sezione alla fig. II, colla spiegazione delle di lui appartenenze inoggi parte riempiute dalle rovine, parte distrutte, e parte ingombrato da uno de’pilastri del moderno Condotto dell’ Acqua Felice.

122. Avanzo del Condotto di una parte dell’Acqua Giulia nella Vigna de’Padri Celestini. Questo, secondo il Commentario Frontiniano, prendendo parte della Giulia dal Condotto maestro: su cui camminavano, la Marcia, la Tepula e la Giulia medesima, la portava al Castro segnato col num. 230. come dimostro più sotto alla indicazione dello stesso numero: e quindi l’acqua andava a diffondersi per il Monte Celio.

123. Avanzo, nella Villa Magnani alla Porta Maggiore, del Tempio di Minerva Medica di figura ottagonale come si dimostra nella Tav. XVI di questo Tomo, alla figura II. Vi si vedono alcuni avanzi di muri, che investendo all’ intorno la di lui parte inferiore e togliendole il prospetto, ci danno a conoscere di essere posteriori alla fabbrica del Tempio.

124. Avanzo del Castello principale dell’Acque Claudia ed Anione Nuovo, sul quale inoggi e situata la casa del vignaiuolo Marco Belardi. Egli rimaneva anticamente alla estremità dell’opera arcuata del suo Condotto e dietro gli Orti Pallanziani, come si dimostra nella Tavola degl’Acquedotti, e nella spiegazione della medesima, relativa al detto Commentario di Frontino. La fig. I della Tav. XVII di questo Tomo ci rappresenta lo stesso avanzo nella sua semplicità. Al risarcirsi della delta casa, furon veduti in esso avanzo alcuni incavi che indicavano gli andamenti delle fistole, le quali diffondevano l’acqua per la città. Fra il medesimo ed il monumento dell’Acqua Claudia riferito nel susseguente num. 129, e precisamente nella Vigna di Francesco Belardi, fu ritrovata nello scassare una quantità di pietre di tufo e peperino, che il Ficoroni ci dà a credere, essere stati avanzi dell’antica Porta Esquilina. Ma sendo stato da me interrogato il detto Francesco Belardi sul ritrovamento di tali pietre, mi asserì (indicandomi il luogo , di dove ell’erano state tolte) che queste consistevano in sei grossi pilastri, posti in ordinata prosecuzione. Ond’ebbi tutta la ragion d’arguire, ch’essi non avessero potuto appartenere alla supposta Porta, come indizio d’una costruzione differente, ma bensì che dovessero indubitatamente essere avanzi del riferito Condotto che dal qui sotto indicato Monumento portasse l’Acqua al predetto Castello: molto più che il Belardi mi soggiunse, che vi rimangono tuttavia de’medesimi pilastri da dissotterrare vicino al Castello medesimo, nel quale appariscono peranco i segni, o incavi, ove s’internavano i corsi delie pietre che componevano i pilastri del medesimo Condotto, come si dimostra nella stessa figura.

125. Avanzo nella detta Villa Magnani del Ninfeo di Settimio Severo, in cui appariscono tuttavia le fistole, ed altri forami per il passaggio dell’acqua.

126. Avanzo di una Camera sepolcrale nella medesima Villa. Rimangono peranco in esso i Colombaj per uso di diverse famiglie plebee, come meglio si spiega e si dimostra nel Tomo II alla Tavola XVI.

127. Altra Camera Sepolcrale della famiglia di L. Arrunzio parimente in essa Villa. Sono nelle pareti di questa camera de Colombaj, e nella volta de’finissimi stucchi; il tutto dimostrato nel Tomo II dalla Tav. VII fino alla XV.

128. Avanzo di un ricettacolo di acqua, che dalla cattiva maniera della sua costruzione si riconosce essere