Pagina:Le antichita Romane (Piranesi).pdf/8

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stalo l’alto in tempi di gran lunga posteriori alle opere degli Acquedotti. Questo dovea forse ricevere una porzione dell’Acqua Marcia che gli passava accanto.

129. Monumento delle Acque Claudia e Anione Nuovo summentovate, disposto a guisa di Arco trionfale nell’interno delle mura urbane alla Porta Maggiore, come si dimostra nella predetta Tavola XVII di questo Tomo, alla fig. II. In questo Monumento appariscono in tre vasti piani le tre seguenti iscrizioni. La prima, dinotante la grand’opera di Claudio che condusse queste Acque in due separati canali, l’uno superiore all’ altro. La seconda il ristauro dell’Acquedotto fatto da Vespasiano. E la terza quella di Tito.

TI. CLAVDIVS. DRVSI. F. CAISAR. AVGVSTVS. GERMANICVS. PONTIF. MAXIM
TRIBVNICIA. POTESTATE. XII. COS. V. IMPERATOR. XXVII. PATER. PATRIAE
AQVAS. CLAVDIAM. EX. FONTIBVS. QVI. VOCABVNTVR. CAERVLEVS. ET CVRTIVS. A. MILLIARIO. XXXXV ITEM. ANIENEM. NOVAM. A. MILIARIO. LXII. SVA. IMPENSA. IN. VRBEM. PERDVCENDAS. CVRAVIT

IMP. CAESAR. VESPASIANVS. AVGVST. PONTIF. MAX. TRIB. POT. II. IMP. VI. COS. III. DESIG. IIII. P. P AQVAS. CVRTIAM. ET. CAERVLEAM. PERDVCTAS. A. DIVO. CLAVDIO
ET. POSTEA. INTERMISSAS. DILAPSASQVE PER. ANNOS. NOVEM. SVA. IMPENSA. VRBI. RESTITVIT

IMP. T. CAESAR. DIVI. F. VESPASIANVS. AVGVSTVS. PONTIFEX. MAXIMVS. TRIBVNIC POTESTATE. X. IMPERATOR. XVII. PATER. PATRIAE. CENSOR. COS. VIII. AQVAS. CVRTIAM. ET. CAERVLEAM. PERDVCTAS. A. DIVO. CLAVDIO ET. POSTEA. A. DIVO. VESPASIANO. PATRE. SVO. VRBI. RESTITVTAS CVM. A. CAPITE. AQVARVM. A. SOLO. VETVSTATE. DILAPSAE. ESSENT NOVA. FORMA. REDVCENDAS. SVA. IMPENSA. CVRAVIT

Alcuni de’moderni scrittori hanno dato al detto Monumento il nome improprio di Castello d’Acqua, poiché non si vede alcun bottino per cui egli possa dirsi tale. Egli è posteriore alla costruzione dell’Acquedotto, ed è stato fabbricato da Tito in questo luogo che rimaneva sul bivio delle Strade Labicana e Prenestina, come si dimostra nella Tavola dogi’ Acquedotti, al num. 17; affine di disponi le riferite Iscrizioni, verificandosi con ciò il costume degl’ antichi di render magnifico il prospetto degl’Acquedotti sulle vie pubbliche. Si è però molto debilitato per il traforo fatto sotto il pontificalo di Sisto V nella grossezza de’di lui archi dalla inavvertenza dell’architetto per farvi passare il moderno Condotto dell’Acqua Felice.

130. Archi Neroniani, i quali prendevano parte dell’Acqua Claudia, e terminavano al Tempio di Claudio sul Monte Celio, diffondendola sullo stesso Monte, e nel Ninfeo di Nerone, come pure sul Palatino, e sull’Aventino, per via di una successiva prosecuzione di archi, come dimostro nella Tavola degl’Acquedotti coerentemente al Commentario Frontiniano. La congiunzione de’predetti archi al Condotto della Claudia si dimostra in pianta nella predetta fig. II della Tavola XVII di questo Tomo, alla lett. E.

131. Avanzi della Piscina, o sia Tepidario delle Terme di S. Elena nella Villa Conti, ove apparisce la seguente tronca iscrizione:

D. N. HELENA. VEN.....AVG. MAT.
AVIA. RATIS...........
THERMA.......SI..........

Per altro si vede dalla mala connessione de’frantumi di tale Iscrizione, ch’ella è stata riportala sul muro ove apparisce.

132. Avanzi nella stessa Villa delle fabbriche degli antichi Orti Torquaziani, segnati nella Tavola degli Acquedotti al num. 2, secondo la relazione di Frontino.

133. Archi del surriferito Condotto delle Acque Claudia e Anione Nuovo nella vigna de’Padri di S. Croce in Gerusalemme, accanto alle mura urbane, come si dimostra nella predetta Tavola degl’ Acquedotti. Inferiormente a questo numero rimane un bottino con delle fistole, il quale dovea servire per difusione dell’Acqua in servizio de’privati, come narra lo stesso Frontino.

134. Avanzo del Tempio della Speranza Vecchia nella medesima Vigna, segnato nella Tavola degl’Acquedotti in coerenza al Commentario Frontiniano, e dimostrato nella Tav. XVII di questo Tomo, alla fig. I.

135. Avanzi del Sessorio, ove solea trattenersi ed adagiarsi il popolo prima di adunarsi agli spettacoli del vicino Anfiteatro Castrense. Sulle rovine dello stesso Sessorio è stato fabbricato il Chiostro de’medesimi Padri di S. Croce.

136. Avanzo del detto Anfiteatro Castrense già riferito al num. 15.

137. Avanzi delle Terme Severiane nella Vigna delle Monache de’SS. Domenico, e Sisto.

138. Rovine di Camere Sepolcrali di famiglie plebee nella Vigna Passerini.

139. Avanzi di altre Camere Sepolcrali per la strada che conduce alla Porta Latina.

140. Avanzi di altre Camere simili per la strada che conduce alla Porta S. Sebastiano, e confinanti colla Vigna Moroni.

141. Avanzi sepolcrali nella Vigna Casali. Nello scassar questa Vigna furono ritrovati e demoliti molti sepolcri, fra’quali una Camera magnifica da me ritratta nella predetta Tavola XVIII, alla fig. II.

142. Monumento del Condotto arcuato Antoniano, il quale rimane internamente alla Porta S. Sebastiano sull’antica Via Appia, a somiglianza degli altri indicati alle Porte, Maggiore, e di S. Lorenzo, come dimostro nella Tav. XIX di questo Tomo, alla fig. I. Il Condotto prendeva l’acqua del Fonte Antoniniano aggiunto alla Marcia da Caracalla, come si raccoglie dalla di lei iscrizione alla detta Porta di S. Lorenzo, riferita sotto l’antecedente num. 23. Il di lui andamento si vede delineato e destinato nella Tavola degl’Acquedotti. Il Monumento poi di cui ora si tratta , è composto di spoglie di altri edifizj, ed è rimaso imperfetto in alcuni de’ suoi ornamenti. I moderni scrittori lo suppongono per l’Arco di Druso, ma non lo avrebbono supposto tale, qualora avessero osservato nommeno lo speco del Condotto che tuttavia si vede sullo stesso Monumento, quanto l’andamento del Condotto medesimo nel residuo che rimane sull’angolo esterno delle mura urbane, notato parimente col num. 142, e nel susseguente residuo dentro le mura, notalo col num. 145, i quali ne additano la prosecuzione correspettiva. Ed in fatti Niccolò Baglioni Vignajuolo della Casa Casali, nello scasso della vigna ha fatti vedere e tolti via i pilastri degli archi della delta prosecuzione, de’ quali dice rimanere tuttavia gran parie da rimuovere.

143. Avanzi, nella stessa vigna accanto la Porta S. Sebastiano, del Colombajo che si dimostra nella Tavola LV , e LVI del Tomo II.

144. Muri sepolcrali nella Vigna Albanesi. Dalla Vigna del Collegio Clementino sino alla detta Porta furon fatti in varj tempi parecchj scassali, ne’quali si rinvennero degli avanzi di Mausolei, di Camere sepolcrali, e di vie selciale.

145. Avanzi soprindicati del Condotto Antoniniano, il quale portava l’acqua alla Piscina, o fosse tepidario delle Terme di Caracalla. La figura II dell’ anzidetta Tav. XIX di questo Tomo dimostra l’ufizio dello stesso Condotto nelle medesime Terme, come anco la forma del tepidario: il tutto da me ritratto mediante gli scavi fatti da Jacopo Frattoni vignajuolo antecedente all’odierno, detto il Lanajo.

146. Avanzi d’un Colombajo sepolcrale, che ora serve di tinello nella Vigna Cavalieri.

147. Monte Testaccio chiamato da Vittore Doliolo, consistente in un grande ammasso di frantumi di soli testacei; perlochè ha dato soggetto ai moderni Scrittori di quistionar molto sulla di lui costruzione, ed origine. Ma per venirne in certa cognizione, giova l’osservare dalle reliquie delle antiche fabbriche il diverso uso che si faceva di alcuni minuti materiali nella loro costruzione. Le scaglie di pietra un poco grosse si ravvisano in tutt’i muri di opera incerta. Quelle più picciolo, comeppure i frantumi de’testacei si vedono nei lastrici di tutt’i piani degli edifizj, di tutti gli spechi degli aquedotti, e talvolta ancora de’ tetti delle fabbriche pubbliche, composti nella maniera dimostrata nella Tavola XLVIII del Tomo IV alle lett. N, O, P, Q, Cosicché si deve credere senza dubbio, che il Monte o sia l’ammasso di cui si tratta fosse fatto di proposito dalle figuline, che furono trasportate ivi vicino sin da’tempi di Tarquinio Prisco in occasione della fabbrica del Circo Massimo, affine di servirsi de’detti testacei ne’riferiti lastrici. Né parrà inverisimile che un’ammasso così portentoso di testacei che ha meritato il nome di monte, fosse stato fatto apposta per il fine da me suggerito, qualora si rifletterà non solo ai lastrici delle innumerabili opere che accadevano di l’arsi, o di risarcirsi frequentemente nella Città, ma a un solo edifizio che, a similitudine della Casa Neroniana, de’Bagni di Caracalla e di Diocleziano, dell’Anfiteatro Flavio, e di tante altre superbe opere; il lusso avesse ispirato agli antichi Cesari e Magnati di fabbricare; ove sarebbe rimaso poco men che assorbito lo stesso Monte.

148. Avanzo, nella Vigna Cesarmi, de’muri del circondario del Portico fabbricalo da M. Aurelio Lepido, e P. Emilio Paolo sull’Emporio alla ripa del Tevere. Questo avanzo si dimostra in prospettiva nella Tavola XX di questo Tomo alla fig. I, e si dà in piatila alla Tavola XVII del Tomo IV. La composizione de’detti muri nell’esterno è triviale, cioè di tufi composti a guisa di cunei con lati disuguali a similitudine de’selci delle vie antiche. Fra questo numero, ed il 149 susseguente, vicino alla ripa del Tevere, furono negli anni scorsi fatti gli scavi, ove si rinvennero parimente degli avanzi de’muri di alcune fabbriche che doveano esser botteghe di antichi Scultori, per osservisi ritrovali molti ferri del loro mestiere, degli abozzi marmorei di statue, od altri marmi.

149. Avanzi de’Magazzini dell’Emporio predetto, nelle Vigne dirimpetto alle falde dell’Aventino.

150. Avanzi di una Pila del Ponte Sublicio, rifabbricato già da Emilio, e ristorato dai Cesari. Questi rimangono alla riva del Tevere incontro la Ripa-grande.

151. Altro avanzo del detto Ponte sulla Ripa-grande, ove si vedono nelle decrescenze del fiume de’ pezzi di peperini, travertini, e tufi della pila opposta alla predetta.

152. Massi precipitati nel Tevere dal Colle Aventino, su de’quali fu fabbricato ne’tempi bassi un ponticello por commodo della navigazione.

153. Altri massi precipitati, come sopra, su de’quali furono fatte delle fabbriche ne’ tempi bassi.

154. Ponte Rotto dimostrato nella predetta Tavola XX di questo Tomo alla fig. II. Egli fu fabbricato da Gregorio XIII su le rovine dell’antico Ponte Senatorio o Palatino. Le pile dell’antico furono fatto dal Censore Marco Fulvio, e gli archi dai Censori Scipione Affricano, e Lucio Mummio; uno de’quali archi, cioè il primo dalla ripa del Trastevere rimane peranco in essere, come anche una porzione delle antiche pile sulla ripa opposta.