Pagina:Le aquile della steppa.djvu/246

Da Wikisource.
240 Capitolo nono.

che non vi daranno nessun fastidio. Non facevano già parte della carovana e probabilmente non hanno saputo ancora nulla della presa di Kitab.

Che cosa potete temere voi da loro?

— E in quel ridotto non vi saranno degli usbeki?

— Che importa a loro se degli uomini chiedono di attraversare l’Amur-Daria?

— Puoi aver ragione, — disse Tabriz, un po’ rassicurato dalle parole del bandito.

Il gigante e Hossein sbarcarono colla speranza di partire subito, appena deposto a terra il pesce predato dai cormorani.

— Venite a far colazione nella casupola d’un mio amico, disse Karaval. — Prima di un’ora il pesce non sarà a terra e intanto assaggeremo una dozzina di garitse.

— Se si tratta d’una sola ora, vada, — disse Tabriz.

— Le emozioni di questa notte a dire il vero mi hanno aguzzato l’appetito. Vieni, signore. —

Hossein, che sembrava sempre preoccupato, li seguì ed entrarono in una catapecchia che aveva le pareti di fango ed il tetto di canne palustri e che formava una sola stanza non troppo vasta.

Un uomo, giovane assai, poichè poteva avere appena vent’anni, quasi avesse indovinato il desiderio dei suoi avventori, stava friggendo in una padella di rame, piena di grasso di cammello, dei pesci.

— Padrone, — disse Karaval, scambiando col cuciniere un rapido sguardo, — servi qualche cosa a questi signori.

— Ho delle garitse pronte, — rispose il cuciniere, che non era altri che Dinar. — Sono già cotte a puntino e doveva servirle al comandante dell’Emiro.

— Ne manderai degli altri più tardi — rispose Karaval. Noi paghiamo. —

Dinar levò i pesci, li depose su un piatto di creta e li servì ai tre uomini, che si erano seduti intorno ad una tavola, l’unica che si trovasse nella camera.

— Signori, — disse Karaval, quand’ebbe mangiato un paio di pesci, — mentre voi terminate la colazione vado a noleggiare la scialuppa.