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La scomparsa di Abei Dullah. 61

Kabarda! Kabarda!...1 — gridarono ad un tratto i cavalieri.

Degli uomini fuggivano al galoppo attraverso la steppa, mentre dei lampi balenavano fra le erbe e più in alto, sul terrazzo e sulla veranda della casa di Talmà, che era ormai visibile.

Nuher (scudiero), suona la carica! — gridò il beg.

Un uomo, che lo seguiva da presso, levò da una fonda della sella una specie di flauto e si mise a suonare rabbiosamente, cavando dall’istrumento delle note stridenti, che si propagavano a grande distanza.

I banditi che assediavano la casa, sentendosi rovinare addosso quella turba di cavalieri, si erano dispersi precipitosamente per raggiungere i loro animali nascosti fra le alte erbe.

Solo otto o dieci che erano già a cavallo e che dovevano essere quelli che erano scappati poco prima, si radunarono per tentare di sostenere l’urto, ma appena si videro dinanzi il vecchio beg che caricava alla disperata col cangiarro alzato, volsero anche essi le spalle, senza nemmeno perdere tempo a scaricare qualche colpo di pistola.

— Padre! — gridò Hossein, che lo riconobbe subito, cominciando le tenebre a diradarsi.

— Dov’è Talmà? — chiese il vecchio, mentre scendeva da cavallo.

— È qui presso di me.

— Aprite la porta. —

I Sarti in quel frattempo avevano continuata la loro corsa, smaniosi di vendicarsi di quei terribili predoni, che già più volte avevano devastate le loro terre e predate buona parte delle loro mandrie.

Le lastre di pietra che barricavano le due porte della casa, (porte alte e non già basse, essendo quelle un distintivo delle case abitate da persone d’alta condizione), furono levate ed il beg entrò preceduto dallo scudiero.

Sul pianerottolo della scala che conduceva sulla galleria, Hossein e Tabris l’aspettavano.

— Sia lodato Iddio ed il suo profeta, — disse il vecchio, abbracciando la giovane e poi il nipote. - Temevo di non poter

  1. Guarda!... Guarda.