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Il colpo di testa delle Aquile. 75

quando in quando qualche piccolo uccello ucciso di fresco o qualche pezzo di montone ancora sanguinante. Sono però così diffidenti e così selvaggi, che per uno o due giorni disdegnano il cibo; ma la fame, quella tremenda fame che doma le tigri ed i leoni, li vince e non esitano più.

Quello è il primo passo. Il falco che comincia a conoscere il suo fornitore, si lascia facilmente collocare sul pugno del falconiere, il quale lo obbliga a restarvi per un certo tempo.

Ordinariamente, quegli uccelli rapaci si arrendono con molta fatica e cercano di gettarsi a terra; ma essendo legati, a poco a poco si abituano, specialmente se si ha cura di privarli del sonno e di trattenerli il più che sia possibile, di notte, alla luce di una lampada. Il falco non tarda allora a riconoscere l’uomo che lo cura e che gli dà da mangiare, anche se lo tiene sul pugno. È sempre questione di appetito.

Solo allora gli si permette di fare qualche volata trattenendolo dapprima con una correggia non più lunga di mezzo metro, costringendolo però a ritornare sul pugno del falconiere.

Ciò ottenuto si sostituisce una funicella di trenta o quaranta e anche più passi ed incomincia il secondo ammaestramento: ossia di partire al fischio e di ritornare al medesimo segnale.

Fino dalle prime lezioni però i turcomanni e anche i persiani, hanno cura soprattutto di abituare i loro falchi alle grida dei cacciatori; ai nitriti dei cavalli ed ai latrati dei cani, onde non si spaventino al momento della caccia e, caso strano, vi si prestano facilmente.

Quando i falchi conoscono ormai il loro falconiere e rispondono alla sua chiamata, tornando sollecitamente sul suo pugno, comincia il secondo periodo d’educazione, ossia di insegnare loro di cacciare al vivo come si dice.

Da principio i falconieri legano per le zampe qualche uccello, che sia piuttosto grosso, poi lo lasciano in libertà, tenendo però sempre il filo in mano ed invitano il falco ad inseguirlo. Questi non si fa quasi mai ripetere l’ordine, parte come un fulmine, raggiunge e ghermisce la preda; bisogna lasciargliela divorare girandogli però intorno e gridando e fischiando onde si abitui a non aver paura e lasciarsi prendere assieme alla vittima.

Un mese ordinariamente di quell’esercizio quotidiano, basta per addestrarlo perfettamente alla caccia libera.