Pagina:Le avventure di Pinocchio.djvu/272

Da Wikisource.

— 268 —

d’uva in un campo, che rimasi preso alla tagliola e il contadino di santa ragione mi messe il collare da cane perchè facessi la guardia al pollaio, che riconobbe la mia innocenza e mi lasciò andare, e il serpente, colla coda che gli fumava, cominciò a ridere e gli si strappò una vena sul petto, e così ritornai alla casa della bella Bambina, che era morta, e il Colombo vedendo che piangevo mi disse: «Ho visto il tu’ babbo che si fabbricava una barchettina per venirti a cercare» e io gli dissi: «Oh! se avessi le ali anch’io» e lui mi disse: «Vuoi venire dal tuo babbo?» e io gli dissi: « Magari! ma chi mi ci porta?» e lui mi disse: «Ti ci porto io» e io gli dissi: «Come?» e lui mi disse: «Montami sulla groppa» e così abbiamo volato tutta la notte, poi la mattina tutti i pescatori che guardavano verso il mare mi dissero: «C’è un pover’omo in una barchetta che sta per affogare» e io da lontano vi riconobbi subito, perchè me lo diceva il core, e vi feci segno di tornare alla spiaggia....
— Ti riconobbi anch’ io, — disse Geppetto — e sarei volentieri tornato alla spiaggia: ma come fare? il mare era grosso e un cavallone m’arrovesciò la barchetta. Allora un orribile Pesce-cane che era lì vicino, appena che m’ebbe visto nell’acqua, corse subito verso di me, e tirata fuori la