Pagina:Le confessioni di Lev Tolstoj.djvu/18

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paniere, compresi, non con la ragione, ma con tutto il mio essere, che nessuna teoria sulla razionalità dell’ordine esistente e del progresso avrebbe potuto giustificare un atto simile. Se anche tutti gli uomini dell’universo, appoggiandosi sopra qualsiasi teoria, fin dalla creazione del mondo, trovassero quell’atto necessario, ben saprei, io, che è male, e per conseguenza che il progresso non è là, che il bene o il male non può esser stabilito da ciò che dicono o fanno gli uomini, ma che io solo, col mio cuore, posso giudicarne.

Un’altra ragione per convincermi dell’insufficienza, per la vita, della fede nel progresso, la ebbi nella morte di mio fratello. Egli era intelligente, buono, serio, si ammalò giovanissimo, sofferse per piů di un anno e morì dolorosamente, senza aver compreso perchè avesse vissuto e soprattutto perchè dovesse morire. Nessuna teoria potè rispondere alle sue domande ed alle mie durante la sua lunga e crudele agonia.

Ma queste occasioni di dubbio erano rare e, in realtà, continuai a vivere, non avendo altra fede che quella nel progresso. «Tutto si svolge, ed io pure mi svolgo: perchè? lo si vedrà.»

In questo modo avrei dovuto formulare la mia fede.

Di ritorno dall’estero mi stabilii in campagna, e risolsi di occuparmi delle scuole dei contadini. Questo compito m’era particolarmente piacevole, poichè non vi trovavo quella menzogna divenutami evidente durante i miei anni di dottorato letterario. Anche qui agivo in nome del progresso, ma in me sorgeva il critico. Mi dicevo che certe manifestazioni del progresso son piuttosto bizzarre e che bisogna lasciare una