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Pagina:Le confessioni di Lev Tolstoj.djvu/35

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le confessioni 33

cosa sono?» o «Perchè vivo?» o «Che devo fare?», l’uomo deve, prima di tutto, risolvere questa questione: «Che cos’è la vita di tutta l’umanità?», mentre dell’umanità egli non conosce che una piccola parte in un periodo di tempo infinitamente piccolo. Per comprendere ciò che egli è, l’uomo deve prima comprendere ciò che è tutta questa umanità misteriosa, formata di uomini uguali a lui, che non si comprendono.

Devo confessare che per un certo tempo ho creduto questo. Avevo sempre, allora, un ideale favorito che giustificava i miei capricci, e cercavo d’inventare una teoria che mi permettesse di considerare i miei capricci come leggi dell’umanità. Ma non appena il problema della vita penetrava la mia anima, in tutta la sua chiarezza, questa risposta cadeva. E nello stesso modo che, allorchè avevo esaminato le scienze sperimentali avevo compreso esservi delle vere scienze e delle mezze scienze che cercano di dar una risposta a delle domande su cui non sono competenti, così, in questo campo, compresi che v’ha un intera serie di scienze, le più diffuse, che tentano di rispondere a questioni che non saprebbero risolvere: le mezze scienze di questo campo ― le scienze giuridiche, sociali, storiche ― si sforzano di risolvere il problema dell’umanità e ciascuna a suo modo.

Ma, allo stesso modo che nel campo delle scienze sperimentali l’uomo che si domanda sinceramente: «Come debbo vivere?» non può contentarsi della risposta: «Studia nello spazio infinito i cambiamenti infiniti che vi porta il tempo, e la complicazione delle parti infinite, e allora comprenderai la tua vita», così l’uomo sincero non può esser soddisfatto della risposta: