Pagina:Le confessioni di Lev Tolstoj.djvu/42

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mentano più le cose che hanno preceduto e, allo stesso modo, non saranno rammentate dai posteri le cose che avverranno fra poco. Io, l’Ecclesiasta, sono stato re su Israele, a Gerusalemme, ed ho applicato il mio cuore a ricercare, a investigar con saggezza tutto ciò che si faceva sotto i cieli, il che è un’inquietante occupazione che Dio ha dato agli uomini affinchè vi si consacrino. Ho guardato tutto ciò che si fa sotto il sole, ed ecco: tutto è vanità e tormento dello spirito... Ho parlato nel mio cuore e ho detto: «Ecco, io son cresciuto in età e in saggezza più di tutti quelli che son stati prima di me a Gerusalemme, e il mio cuore ha visto molta saggezza e scienza, ed ho applicato il mio cuore a conoscere la saggezza e a conoscere gli errori e la follia, ma ho conosciuto che anche questo era un tormento dello spirito, poichè ov’è abbondanza di scienza è anche abbondanza di dolore, e colui che acquista scienza, acquista dolore.

«Ho detto nel mio cuore: Andiamo, voglio provarti ora con la gioia; godi il bene; ma ecco: anche questo è vanità. Ho detto incontrando il riso: È insensato, e incontrando la gioia: A che serve? Ho cercato nel mio cuore il modo di trattarmi delicatamente, di applicarmi alla saggezza e di comprendere che sia la follia; per vedere che cosa è bene gli uomini facciano sotto i cieli, durante i giorni della loro vita. Mi son fatto delle magnifiche cose, mi son fabbricato delle case, mi son piantato delle vigne, mi son fatto dei giardini e degli orti, e vi ho piantato ogni specie d’alberi fruttiferi, mi son fatto delle cisterne per inaffiare il parco con gli alberi, ho preso dei domestici e delle domestiche e ne ho avuti di nati in casa mia ed ho