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le confessioni 45

mava che avevo pensato giustamente e che ero giunto alle stesse conclusioni dei più potenti spiriti dell’umanità.

Non si può ingannarsi; tutto è vanità. Felice colui che non nacque mai. La morte è migliore della vita. Bisogna disfarsi della vita.


VII.


Non avendo trovato nella scienza la spiegazione desiderata, mi misi a cercarla nella vita, sperando di trovarla fra quelli che mi circondavano. Cominciai ad osservare i miei simili, a studiar la loro vita e il loro modo di considerare il problema che mi aveva condotto alla disperazione.

Ed ecco ciò che trovai fra uomini della mia condizione per coltura e genere di vita.

Per gli uomini di questa specie si hanno quattro soluzioni alla terribile situazione nella quale ci troviamo tutti.

La prima soluzione è quella dell’ignoranza; essa consiste nel non sapere, nel non comprendere che la vita è un male, un’assurdità. Le persone di questa categoria, per lo più donne e uomini molto giovani o molto sciocchi, non hanno ancora scorto questo problema della vita che si presentava a Schopenhauer, a Salomone, a Budda. Esse non vedono nè il drago che li attende, nè i sorci che rodono il cespuglio a cui si aggrappano, e succhiano le gocce di miele. Ma ciò non durerà che fino all’istante in cui qualche cosa attirerà la loro attenzione sul drago o sui sorci, e allora esse cesseranno di succhiare il miele.