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46 | leone tolstoi |
Da queste persone non ho nulla da imparare; non si può cessar di sapere ciò che si sa.
La seconda soluzione è l’epicureismo. Essa consiste, pur conoscendo la disperazione della vita, a profittare dei beni che s’offrono a noi, a non guardare nè il drago nè i sorci, a succhiare il miele il più piacevolmente possibile, soprattutto se ve n’è molto. È ciò che Salomone esprime così:
«Per questo ho colto la gioia, perchè sotto il sole non v’ha nulla di meglio per l’uomo che mangiare, bere e divertirsi, ed è ciò che gli resterà del suo lavoro, durante i giorni di vita che Dio gli dà sotto il sole.
Va dunque, mangia il tuo pane con gioia e bevi gaiamente il tuo vino, perchè le tue opere sono accette a Dio. Vivi giocondamente tutti i giorni della vita della tua vanità con la donna che hai amato, la quale ti è stata data sotto il sole per tutti i giorni della tua vanità.... Fa secondo il tuo potere tutto ciò che avrai il mezzo di fare, poichè nel sepolcro in cui vai non v’è nè opera, nè discorsi, nè scienza, nè saggezza».
È con questo che la maggioranza delle persone della nostra condizione mantengono la possibilità di vivere. Le condizioni in cui si trovano sono tali ch’essi hanno maggiori beni che mali, e la stupidità morale dà loro la possibilità di dimenticare che i vantaggi della loro situazione sono occasionali, che non tutti possono avere mille donne e dei palazzi, come Salomone, che per ogni uomo che ha mille donne v’hanno mille uomini che non hanno donne, e che per ogni palazzo v’hanno mille uomini che lo fabbricano col sudore della loro fronte, e che il caso che oggi m’ha fatto Salomone può trasformarmi domani in schiavo di Salomone.