Pagina:Le dicerie sacre.djvu/312

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Dicm r» ir. joy pc, ccJÌ anche in perfona noftra priega il Padre , e perche ama l’huomo quanto fe Sello , perciò di lui, come di cofa propria fauellandcr, dice, Deus meus De ai meus quare me dereli- quiftt ! Oliera diremo , (e quefto è pur penderò d’AmoreJch’egli non fi duole,che'l Padre i* habbia nel padre abbandonato, percioche quefto è il fuo maggior dffideno ; ma che in tanta debolezza lo lafci così fneruato, fpolTato,e languido , che non fia più à foffèrir d'allunaggio1 buttante, si come far potrebbe s’egli fu(Te(fecó- do il folito)d.i)la duiinj v irtù foftcntato.E perciò, Deus mrus Deus meus ejuare me dereiiijui. fti ? O pur d camo ,( e farà pur contemplatici ne d’Amoie, ) quell» , che in quefta parola ra’» giona, fia la lingua di Chrifto, e che dica . Olmeto veggo cia'cuo'altto membro del Salua» tore andarfene altiero d qualche particolar tormento. Gliocchi furono pur couerri d'v>- na benda . L'orecch e odono le beften'.me e Je ingiuria . Le nari fiutano il lezzo del Casoario'. La guanc a hi fentita la percofsj dello (chiatto. LemJnr, & i piedi fono affìtte con chiodi. La tetta è fcarnvgli ita dalle (pine . Il corpo tutto è fquarciato damigelli. Erio fola rimango libera r Io fola me ne ftò ancorai intatta f E maffime hora , che hò già fodis» fatto all’amore pregando per quelli re^io fola non patifco ? Perche, Signore , miabbandoni r Deut meus Deus meus quare me dertlitjuidir Ma io quanto à meà più pietofo,ma puramo- rofo concetto mi appiglio, e dito , che Chrifto preuedendo della fua morte la vicinanza,come bramofo di tirare tuttauia in lungo i fuoi do'o* ij,con (jucfta pietofa quercia fi lamenta , che Olii»