Pagina:Le dicerie sacre.djvu/44

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Diceria I. 35

sando dagli atti primi agli atti secondi diciamo, che se Iddio fù ab eterno, & ab eterno hebbe seco la sapienza sua; & egli eternamente la genera; & ella eternamente è da lui generata; & egli generandola sempre, sempre con amore la rimira, onde si forma quel divino Gerione, che Trinità s’appella, e si stringe quel groppo di tre cordoni, di cui dice il Savio, Funiculus triplex difficile rumpitur. Il Padre, che è da se stesso, il Figliuolo, ch’è dal Padre, lo Spirito, ch’è dall’uno, e dall’altro, tutti & tre sustantialmente vno, ma personalmente distinti; il simile (quantunque non l’istesso) avviene in te, in cui è mente, notitia, & amore. La mente conoscendo se stessa, produce una conoscenza à se stessa somigliante, e questa è l’intelletto; & ella mentre lo vagheggia, l’ama, si compiace in quell’oggetto, & in esso contempla la verità. Dalla mente adunque procede l’intelletto, dall’uno, e dall’altra è partorito l’amore. Et con tutto ciò tu non sei essentialmente più che una, da cui, tutti questi tre soggetti si derivano. Puossi egli più dire delle prerogative, e dignità di questa divina sembianza pennelleggiata da quell’eterno mastro? Vadano pure à lor talento i dotti, & scientiati del mondo intorno ad essa fantasticamente filosofando, anzi pazzamente farneticando, varie chimere, sì come quelli che non hanno saputo penetrare à conoscere la sua nobiltà, poiche di ciò che sia l’anima, ancora da loro non è stata data libera, e risoluta sentenza, onde cantò Lucretio,

Ignorant multi quæ sit natura animata.

Altri la ponga nel cerebro, altri nel cuore,