Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/132

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ora sì tarda. Tornò Safia, e disse: — Sorelle, si presenta una bella occasione di passare gradevolmente buona parte della notte, e se siete del mio parere, non dobbiamo lasciarla sfuggire. Sono alla nostra porta tre calenderi: almeno alle vesti mi sembrano tali; ma ciò che senza dubbio vi sorprenderà, è che sono tutti e tre guerci dell’occhio destro, ed hanno rasi la testa, il mento e le sopracciglia. Giungono, a quanto dicono, in quest’istante a Bagdad, ove mai non sono stati; e siccome è notte, e non sanno ove andar ad alloggiare, hanno bussato a caso alla nostra porta, e ci pregano, per amor di Dio, d’usar loro la carità di riceverli. Poco loro importa del luogo in cui vorremo ricovrarli; purchè stiano al coperto, si contenterebbero anche d’una stalla. Sono giovani e ben fatti; sembra che abbiano anche molto spirito, ma non posso pensare, senza ridere, alla loro figura burlesca ed uniforme.» Ed interrompendo il discorso, si mise a ridere sì di cuore, che le altre due dame ed il facchino non poterono trattenere anch’essi le risa. — Mie buone sorelle,» ripigliò Safia, «volete che li facciamo entrare? È impossibile che con gente come quella che v’ho dipinta, non terminiamo la giornata meglio di quando l’abbiamo principiata. Ci divertiranno assai, e non ci saranno di peso, non domandandoci ricovero che per questa sola notte, essendo loro intenzione di partire tostochè spunti il giorno.

«Zobeide ed Amina fecero difficoltà di concedere a Safia quanto domandava, ed essa ben ne comprendeva la ragione; ma mostrò sì gran desiderio di ottenere tal favore, che non seppero negarglielo. — Andate,» le disse Zobeide, «fateli dunque entrare; ma non dimenticate di avvertirli a non parlare di ciò che non li risguardi, e di far legger loro lo scritto sulla porta.» Corse allora Safia con gioia ad aprire, e poco dopo tornò accompagnata dai tre ca-