Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/23

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cui si abbandonarono le donne con que’ negri; basterà dire che Schahzenan ne vide abbastanza per giudicare suo fratello non meno da compiangere di lui. I piaceri di quella turba amorosa durarono fino a mezzanotte; si bagnarono tutti insieme in un bel laghetto ch’era in giardino, indi per la porticella segreta rientrarono nel palazzo: il solo Masud, ch’era venuto dal di fuori scavalcando la mura del giardino, se n’andò per la stessa via.

Siccome tutte quelle cose erano avvenute sono gli occhi del re della Gran Tartaria, esse gli fecero nascere mille riflessioni. — Quanto irragionevole fui,» diceva, «di credere che la mia sciagura fosse sì strana. Questo è certo l’inevitabile destino di tutti i mariti, se il sultano mio fratello, il sovrano di tanti stati, il più gran principe del mondo, non ha potuto evitarlo. Se così è, qual stoltezza è la mia di consumarmi d’affanno! Ormai la mia determinazione è presa: la memoria d’una disgrazia sì comune non turberà più in avvenire la quiete della mia vita.» Infatti da quel momento cessò d’affliggersi, e siccome non aveva voluto cenare se non dopo aver tutta veduta la scena che accadeva sotto le sue finestre, fe’ allora ammannire la tavola, e mangiò con miglior appetito di quello avesse fatto dopo la sua partenza da Samarcanda; anzi si compiacque nell’udire un bel concerto di voci e d’istrumenti, onde fu accompagnata la cena.

Il dì seguente alzossi di lieto umore, e quando seppe il sultano di ritorno, gli mosse incontro a fargli i suoi complimenti con giocondo aspetto. Schahriar sulle prime non s’accorse di tal cambiamento, e solo si dolse con cortesi parole del suo rifiuto d’accompagnarlo alla caccia; poi, senza dargli tempo di rispondere agli affettuosi rimproveri, gli parlò del gran numero di cervi e d’altri animali da lui uccisi, o del diletto avu-