Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/713

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non lascerei dallo stimarmene ricompensato a sufficienza. —

«Terminando queste parole, Marzavan cavò fuori un libro ed altre cose delle quali si era munite, e che aveva credute necessarie, dietro il rapporto, fattogli dalla madre sulla malattia della principessa. Questa, vedendo tutto quell’apparato: — Come! fratello,» sclamò, «siete dunque anche voi di quelli che s’immaginano ch’io sia pazza? Disingannatevi, e datemi ascolto. —

«La principessa raccontò quindi a Marzavan tutta la sua storia, senza dimenticare le minime circostanze, e fin l’anello cangiato col suo, che gli fece vedere. — Io non v’ho nulla travisato,» soggiunse, «intuito ciò che udiste. È vero che ci trovo qualche cosa cui non giungo a comprendere, e la quale fa credere ch’io non sia nel mio buon senso, ma non si bada al resto, che sta tal quale lo dico. —

«Quando la principessa ebbe finito di parlare, Marzavan, pieno d’ammirazione e di stupore, stette alcun tempo cogli occhi bassi senza dir motto. Infine, alzò la testa, e pigliando la parola: — Principessa,» disse, «se ciò che mi raccontaste è vero, come ne son persuaso, io non dispero di procurarvi la soddisfazione che desiderate. Vi supplico soltanto di pazientare per qualche tempo ancora, finchè abbia percorso alcuni regni, a’ quali non mi sono peranco avvicinato; e quando avrete saputo il mio ritorno, assicuratevi che quegli pel quale sospirate con tanta passione, non sarà da voi lontano.» Ciò detto, prese congedo dalla principessa, e partì subito il giorno dopo.

«Viaggiò Marzavan di città in città, di provincia in provincia; e d’isola in isola; ed in ciascun luogo ove arrivava, non sentiva parlare se non della principessa Badura (così chiamavasi la principessa della China) e della sua storia.