Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/619

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«Alcune case più innanzi mi fermai davanti la bottega d’un fornaio, il quale, tutt’al contrario del venditore di teste di montone preso di malinconia, mi parve uomo gaio e di buon umore, ed eralo infatti: faceva allora colazione, e sebbene non gli avessi dato nessun segno d’aver bisogno di cibo, pur non tralasciò di gettarmi un tozzo di pane. Prima di lanciarmivi sopra con avidità, come fanno gli altri cani, lo guardai con un segno di testa ed un di menar di coda per attestargli la mia riconoscenza; della quale specie di civiltà egli si compiacque e sorrise. Io non aveva bisogno di mangiare; tuttavia, per fargli piacere, presi il pezzo di pane e lo divorai lentamente onde dargli a conoscere che lo faceva per onore. Lo notò egli, e si degnò di soffrirmi vicino alla sua bottega, ove rimasi assiso e volto verso la strada, dimostrandogli di tal guisa che, quanto al presente, altro non gli chiedeva che la sua protezione.

«Me l’accordò egli, e mi fece anzi carezze che mi diedero l’ardire d’introdurmi in casa sua; facendolo però in un modo da lasciargli comprendere che ciò non era se non con suo permesso. Non gli di spiacque; ma, per lo contrario, mi mostrò un sito dove collocarmi senza essergli d’incomodo; io me ne posi al possesso, e lo conservai per tutto il tempo che presso di lui rimasi.

«Vi fui sempre ben trattato, ed egli non faceva colazione, nè desinava, nè cenava ch’io non avessi la mia parte a sufficienza. Dal canto mio, cercava di mostrargli tutto l’affetto e la fedeltà ch’ei potesse mai esigere dalla mia riconoscenza.

«Teneva sempre gli occhi su di lui, e non faceva un passo per la casa ch’io non gli fossi tosto dietro, facendo la medesima cosa quando il tempo permettevagli di uscire a qualche gita nella città pe’suoi affari; mi dimostrava tanto più esatto in ciò, in quanto