Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/686

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perderemo insensibilmente tante ricchezze che i nostri antecessori e noi, con tali stenti e fatiche, abbiamo accumulate. Quello che possiamo argomentare dal danno recatoci, è che il ladro, da noi sorpreso, ebbe il segreto di farsi aprire la porta, e che noi giungemmo felicemente nel punto che stava per uscirne. Ma egli non era solo, ed un altro lo deve come lui possedere. Il suo corpo involato ed il nostro tesoro diminuito ne sono segni incontrastabili; or non essendovi apparenza che più di due persone posseggano questo segreto, dopo aver fatto perir l’uno, è d’uopo far parimente perire anche l’altro. Che cosa ne dite, bravi compagni? siete voi pure del medesimo mio sentimento? —

«La proposizione del capitano de’ ladroni fu trovata sì ragionevole dalla masnada, che tutti l’approvarono, e convennero unanimi che bisognava abbandonare ogni altra impresa per attaccarsi unicamente a quella, non dipartendosene se non quando vi fossero riusciti.

«— Io non mi aspettava meno dal vostro coraggio e dal valor vostro,» riprese il capitano; «ma prima di tutto, fa d’uopo che alcuno di voi, ardito, destro ed intraprendente, vada alla città, senz'armi ed in abito da forestiero, ed adopri l’ingegno in guisa di scoprire se non vi si parli della morte strana di colui che noi trucidammo come meritava, chi ei fosse, ed in qual casa dimorasse. È ciò che c’importa sapere anzi tutto, onde non far nulla di cui avessimo poi a pentirci, scoprendoci da noi medesimi in un paese dove siamo da tanto tempo sconosciuti, e nel quale abbiamo interesse di continuare ad esserlo. Ma, onde animare chi di voi si offrirà ad incaricarsi di tale commissione, ed impedirgli d’ingannarsi, venendoci a fare un falso rapporto, che potesse cagionare la nostra rovina, vi domando se non istilliate a proposito che, in tal caso, ei si sottometta alla pena di morte? —