Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/758

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tatevi; non avete che a volere; non vi mancherà denaro per farvi il corteggio che vi piaccia; ve ne somministrerò io. Abbiamo qui negozianti in gran numero della vostra nazione; potrete sceglierne quanti crederete opportuni, per formarvi una casa che va faccia onore. —

«Firuz Schah penetrò nell’intenzione della principessa di Bengala, ed il segno sensibile ch’essa di tal modo gli dava dell’amor suo, accrebbe la passione per lei concepita; ma per forte che fosse, non gli fece dimenticare il proprio dovere. Rispose adunque senza esitare:

«— Principessa, accetterei di buon cuore l’offerta obbligante che mi fate, per la quale non so abbastanza esprimervi la mia riconoscenza, se l’inquietudine, in cui si deve trovare il re mio padre per la mia lontananza, non me lo impedisse assolutamente. Mi renderei indegno della bontà e tenerezza ch’egli ebbe sempre per me, se non mi restituissi al più presto presso di lui per farla cessare. Io lo conosco; mentre ho il bene di godere della conversazione di sì amabile donzella, son certo ch’egli sta immerso in afflizione mortale, ed ha già perduta la speranza di rivedermi. Spero mi farete la giustizia di comprendere che non posso, senza ingratitudine, ed anzi senza colpa, dispensarmi dal correre a restituirgli la vita, mentre un ritardo troppo prolungato potrebbe cagionarne la perdita.

«Dopo questo,» proseguì il principe di Persia, «se mi stimate degno di aspirare alla felicità di diventar vostro sposo, siccome il re mio padre mi ha sempre dimostrato di non volermi violentare nella scelta d’una consorte, non avrò difficoltà di ottener di far qui ritorno, non come ignoto, ma da principe, a chiedere da parte sua al re di Bengala, d’imparentarci seco lui col nostro matrimonio. Son certo ch’egli