Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/259

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«Il giovine intendente, trovandosi un giorno con altri della sua età, bevve più del solito e si ubbriacò. Non avendo potuto in tale stato trovare il proprio appartamento, errò nel palazzo, e fu spinto dalla sua malvagia stella nelle stanze delle donne. Una magnifica sala si presentò a’ suoi occhi, era quella ove il re dormiva colla sposa.

«Il giovane, poco sorpreso della magnificenza dell’appartamento, e della quantità di lumi che lo rischiaravano, entrò, e trovando un letto apparecchiato, vi si lasciò cadere e cedette al sonno che opprimevalo. Alcune schiave, poco dopo, vennero ad apparecchiare la solita cena per il re e la regina, portando sorbetti, confetture, e disponendo profumi. Il giovine, addormentato profondamente, non intese nulla, e le donne, vedendolo da lungi, credettero fosse il re che riposasse.

«Azadbakht aveva invitati quel giorno ad un gran banchetto tutti i signori della corte. Dopo il pasto, si recò, dalla nuova sposa, e la condusse nell’appartamento preparato a riceverla. Il re, entrando, vide il giovane steso sul proprio letto, e riconobbe il suo intendente. Un geloso furore s’impadronisce allora de’ suoi sensi. — Che condotta è questa?» disse a Behergiur, guardandola con occhio sdegnato. «Senza dubbio, questo schiavo non potè introdursi fin qui senza il vostro consenso.

«— Sire,» rispose la regina con fermo accento, «vi giuro che non conosco questo schiavo, e non so per qual caso si trovi qui.» Il re si credeva troppo sicuro dell’infedeltà della regina per credere alla sincerità di quello che diceva.

«Il giovane, svegliatosi frattanto e veduto il re, balzò dal letto e se gli gettò ai piedi. — Traditore,» gli disse il re, trasportato di rabbia, «tu osi penetrare nell’appartamento delle mie mogli! La tua audacia e