Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/89

Da Wikisource.

77


dere al basso; ma Parizade nol permise: alzatasi dal suo posto ed avanzandosi, la prese per mano e la costrinse a venire a sederle vicino nel luogo d’onore. Sensibile la divota a quella cortesia: — Signora,» le disse, «a me non appartiene di essere sì onorevolmente trattata, e non vi obbedisco se non perchè me lo comandate e siete la padrona di casa. —

«Quando fu seduta, prima di entrare in colloquio, una delle donne della principessa recò un tavolino basso, intarsiato di madreperla e d’ebano, con un bacile di porcellana, pieno di paste dolci e vari altri vasi pur di porcellana, colmi di frutti della stagione, e di confetture secche e liquide.

«La principessa prese una pasta, e presentandola alla divota: — Mia buona madre,» le disse, «prendete, scegliete e mangiate di questi frutti quelli che più v’aggradano: dovete aver bisogno di rifocillarvi dopo la strada che faceste per venire sin qui. — Signora,» la divota rispose, «non sono avvezza a mangiar cose sì dilicate, e se ne prendo, è solo per non rifiutare ciò che Dio mi manda per mezzo d’una mano liberale come la vostra. —

«Mentre la divota mangiava, Parizade, che prese pure qualche cosa onde eccitarla col proprio esempio, lo fece varie interrogazioni sugli esercizi di divozione ch’essa praticava e sul suo tenore di vita, alle quali colei rispose con molta modestia; e di discorso in discorso le chiese cosa pensasse della casa che vedeva, e se la trovasse di suo gusto.

«— Signora,» rispose la divota, «converrebbe essere di pessimo gusto per trovarvi da criticare: e bella, ridente, magnificamente addobbata, senza confusione, benissimo intesa, e gli ornamenti vi sono disposti con bella simmetria. Quanto alla situazione, trovasi in un luogo amenissimo, e non si può immaginare un giardino che rechi alla vista maggior pia-