Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/197

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vecchio venerabile che sembrava dell’età di cent’anni circa. Avvicinatosegli, gli chiese se non conoscesse la persona alla quale apparteneva un uccello, che aveva una collana di perle e smeraldi. Stette il vecchio alcun tempo in silenzio, e parve riflettere profondamente; indi: — Figliuolo,» rispose, «molti principi e monarchi hanno tentato d’impossessarsi di quest’uccello e della sua padrona, ma tutti fallirono nei loro tentativi. Pure, avvi forse un mezzo che i miei consigli v’indicheranno: procuratevi sette agnelli, e dopo averli ammazzati e scorticati, tagliateli a quarti, e portateli seco voi per gettarli sul vostro passaggio. Nel palazzo al quale dovrete recarvi, sono otto cortili: sette hanno alla porta due lioni affamati; l’ultimo, dove abita la principessa, è custodito da quaranta schiavi. Andate, e si compia il vostro destino. —

«Il principe, ringraziato il vecchio ed accommiatatosene, seguì punto per punto le istruzioni ricevute, e verso mezzanotte, allorchè più non intese alcuno per le vie, si recò alla prima porta del palazzo, davanti alla quale stavano due lioni mostruosi, i cui occhi mandavan fiamme come fornaci ardenti, e gettato a ciascun di essi un quarto d’agnello, mentre il divoravano, passò innanzi. Giunse così sano e salvo sino all’ottavo cortile, alla cui porta stavano sdraiati i quaranta schiavi, immersi in profondo sonno; entrando con cautela in una sala magnifica, vide la principessa che riposava sur un letto superbo, accanto al quale stava sospesa una gabbia d’aureo filo, adorna di gemme, entro cui era chiuso l’uccello. Avvicinatosi in punta di piedi alla bella dormiente, le segnò sulla palma della mano le seguenti parole: «Io sono Aladdin, figliuolo del sultano dell’Yemen; li vidi addormentata, ed ammiria la tua beltà. Porto via quest’augello che li fu