Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/203

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giorno prefisso dalla Provvidenza, per potermi vendicare di voi e disarmare l’ingiusto rigore d’un padre, che allontanando da sè l’infelice mia genitrice e me suo figliuolo, ne spogliava del legittimi nostri diritti.» Ciò dicendo, sguainata la scimitarra, nè sapendo più frenare il suo furore, precipitossi sui due principi, e d’un sol colpo li stese morti al suolo. Il vecchio sultano, col capo chino sul petto, non osava alzare gli occhi su quel figlio, che aveva sì crudelmente maltrattato; ma questi, gettatosegli a’ piedi: — Non vi domando nulla per me,» scongiurava, «ma restituite a mia madre, in un col vostro affetto, il grado e la dignità che le si convengono.» Il sultano, intenerito, lo strinse caldamente al cuore, e la più sincera riconciliazione fu giurata in presenza dei tre sovrani stranieri. Celebraronsi poscia le nozze dell’ultima principessa, ed i sultani, dopo aver per quaranta giorni preso parte alle feste brillanti date in quell’occasione, tornarono ai rispettivi regni. Il sovrano dell’Yemen, a cui l’antica età più non permetteva di occuparsi d’affari, rimise al figlio la corona, ed il popolo senza più riconobbe l’autorità del giovane principe, del quale ammirava le alte qualità ed il coraggio.

«Poco dopo il suo avvenimento al trono, il nuovo monarca, accompagnato da pochi intimi cortigiani, lasciata la capitale per recarsi ad una partita di caccia, traversava una pianura deserta, allorchè, avvistosi d’una caverna, invogliossi di visitarla. Vi entrò dunque colla comitiva, e trovò diversi oggetti d’uso domestico che annunziavano essere abitata. Eccitata in sommo grado la curiosità del principe, risolse di attendere gli abitatori dell’antro, raccomandando alla sua gente di non tradire l’incognito. Era da pochi istanti seduto, allorchè vide comparire un uomo che recava provvigioni e due