Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/372

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tanta sapienza, che brillerà primo tra’ savi del suo secolo.—

«Pronunziate tali parole, mandò un alto grido ed esalò l’anima. La moglie, i parenti, i discepoli, tutti lo piansero, e resigli gli ultimi uffizi, presero la gramaglia onde dimostrare il proprio dolore per la di lui perdita. Alcun tempo dopo sua moglie diede alla luce un figliuolo, cui chiamò Giamaspe lo Splendore della Fede, come aveva prescritto il defunto.

«Fece nello stesso tempo chiamare gli astrologhi per trarne l’oroscopo del bambino; osservati gli astri, gli astrologi annunziarono che il fanciullo vivrebbe a lungo, ma che la sua gioventù nondimeno era minacciata da gravi pericoli, cui non poteva evitare se non mediante lo studio della sapienza. Sua madre non ebbe dunque maggior sollecitudine quanto di farlo istruire. Perciò sin dall’età di cinque anni lo mandò alla scuola, ma il ragazzo non imparò niente affatto. Ritiratolo allora dalla scuola per fargli abbracciare una professione, neppure così nulla potè imparare. La madre era alla disperazione, e le vicine la consigliarono di dar moglie al giovane, dicendo che il matrimonio gl’infonderebbe forse intelligenza e capacità. Lo ammogliò adunque; ma egualmente infruttuoso tornò quel mezzo: Giamaspe rimase apatico al par di prima, benchè non trascurasse la sposa.

«Un giorno, alcune vicine che vendevano legna, dissero alla donna: — Comprate a vostro figlio un asino ed un basto, e mandatelo coi nostri mariti a tagliar legna. Ne divideremo seco lui il profitto, ed in tal modo potrà almeno guadagnarsi il pane.» La madre accettò con gioia la proposta, comprò al figliuolo un asino ed un basto, e mandollo coi vicini. Andando con essi sulla montagna, tagliava legna, la vendeva e sopperiva ai bisogni della famiglia. Accadde un giorno che un violento temporale costringesse tutti i