Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/417

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ma,» risposero gli Ebrei; «bisogna attendere la prima carovana per informarsene. — E quando viene la carovana? — Una volta all’anno.» Tale risposta richiamando alla memoria di Giansciah la madre, la moglie, i figliuoli e tutte le avventure accadutegli, non potè frenare nuove lagrime. — Non piangere, o giovane,» gli dissero i Giudei,«e restate con noi sino all’arrivo della carovana.» Giansciah, rassegnandosi alla sorte, rimase nella città; ma non lasciava passar un giorno senza andare ne’ dintorni per cercar di saper nuove della carovana. Un giorno che, secondo il solito, passeggiava fuor delle mura, udì un banditore gridare ad alta voce: — Chi vuol guadagnare mille zecchini e la più bella schiava del mondo? Non v’ha se non da lavorare un sol giorno, da mane a sera.» Il giovane si sentì dispostissimo ad accettare la proposta; non trattavasi più se non di conoscere il lavoro richiesto. Accostossi dunque al banditore, e gli disse: — Sono quello che cercate: eccomi a tentare l’impresa.» Il banditore gli rispose di seguirlo nella casa di colui che aveva bisogno dell’opera sua, e condusse Giansciah in una vasta casa, ove trovò un vecchio Ebreo seduto sur un seggiolone d’ebano. — Io vi conduco,» disse il gridatore, «un uomo che vuol lavorare. Son tre mesi che bandisco il medesimo annunzio; sono lieto di avere in fine incontrato alcuno che appaghi le vostre brame.» Il Giudeo ordinò che si servisse all’istante il pranzo. Poi, fattasi recare una borsa di mille zecchini e condurre una schiava di beltà abbagliante: — Ecco,» disse a Giansciah, «il premio promesso pel servigio che attendo da voi; il lavoro deve farsi domattina.» Quindi l’Ebreo si ritirò nella sua stanza da letto; Giansciah fece altrettanto, e passò la notte colla bella schiava senza salutare questa volta l’aurora colte lagrime come soleva. Alla mattina egli fu dagli