Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/618

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individuo come colui, si cavò la sopravveste di raso, e gliela diede dicendo: — Ecco pe’ tuoi abiti. — I miei abiti,» rispose il pescatore, «valevano dieci volte questo — Bene,» riprese Aaron, «tieni il mio abito sinchè ti renda i tuoi.» Il pescatore indossò dunque l’abito di raso, ma siccome era troppo lungo, ne tagliò un pezzo con un coltello che teneva nel cesto. — Vedi come ora mi sta bene,» disse, volgendosi ad Aaron. «Quanto,» aggiunse, «ti rende al mese la tua carica di trombetta? — Circa dieci zecchini. — Povero diavolo! è quanto io guadagno in un giorno. Che ne dici? vuoi entrare al mio servizio? ti darò cinque zecchini al giorno; t’insegnerò il mestiere di pescatore, e ti difenderò, se il tuo padrone verrà a reclamarti. — Volentieri,» rispose Raschild. — Bene,» proseguì il pescatore, «scendi dalla mula, siedi con me, ed io t’insegnerò a gettare le reti.» Il califfo, sceso a terra, legò la mula, e fece ciò che l’altro gli ordinava. Allorchè vollero ritirare le reti, le trovarono sì pesanti, che le loro forze riunite bastavano appena per venirne a capo. Infine, dopo molti sforzi, le trassero a riva, e trovarono straordinaria quantità di pesci della massima bellezza. — Per un primo saggio, non c’è male,» disse il pescatore Califfo; «andiamo, trombetta, sali sulla mula, corri in città a prendere due ceste per mettere questo pesce, e poi le caricheremo sulla tua mula. Ho bilance e pesi; tu peserai i pesci, che ci devono render almeno venti zecchini. Parti all’istante, e torna il più presto che puoi; ti aspetto.» Il califfo slegò la mula e partì di gran trotto; non polendo trattenersi dal ridere per via, recossi al sito dove aveva lasciato Giafar. — Vostra maestà,» disse il visir, «ha senza dubbio trovato un bel giardino, dove prese piacere di trattenersi a lungo.» Il califfo non potè rispondere se non con un grande scoppio di risa. — Id-