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Pagina:Le monete attribuite alla zecca dell'antica città di Luceria.pdf/27

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4 Triente del peso 1 oncia, e 6 trappesi, il più pesante tra 10 possedutene. Fulmine. Rov. Clava giacente, sopra quattro globetti, e sotto .
5. Quadrante del peso 1 oncia meno 1/4 .

Astro ad otto raggi terminante in punte. Rov. Delfino guizzante rivolto a dritta, sopra tre globetti, sotto .

6. Sestante del peso 1 oncia, meno 6 trappesi.

Pecten o guscio di conchiglia. Rov. Astragalo, sopra due globetti, sotto .

7. Oncia del peso mezza oncia meno 2 trappesi.

Ranocchia. Rov. Spiga coricata, sopra un globetto, sotto .

In altro simile invece della spiga punta di lancia.

8. Semoncia del peso 1/4 di oncia.

Luna crescente o bicorne. Rov. Due rami di pianta ignota, sotto .

Appartengono ad epoca posteriore a quelle primamente descritte, avendo detto abbastanza sulla loro spiegazione, e sulla indubitata attribuzione di queste attuali a Lucera; peculiarmente sulla publicazione del semisse, di cui altro indubitato esemplare rassegnammo all’illustre Cavaliere Conte Borghesi, e restò meravigliato della scoverta ineluttabile, che smentirebbe il tanto vantato sistema decimale delle zecche dell’Italia media, se di là fosser derivanti i lucerini, o ad altro sistema diverso di monetazione, seguito da’ popoli autonomi di questa meriggia Italia, che sarebbe indizio benanco di non comuni natali con quelli.


TERZA CLASSE

Delle monete coniate col nome di Louceri apertamente.


1. Quincunce del peso 1/2 oncia e trappesi 2.

Testa di Pallade galeata con morione a dritta, sopra cinque palle o globetti. Rov. Astro, ad otto raggi come una ruota, e nel vuoto de’ medesimi scritto Louceri; e quindi porzione di un asse di 1 oncia e mezza.

2. Triente del peso mezza oncia.

Testa di Ercole senza barba con pelle del leone a dritta, dietro quattro globetti. Rov. Turcasso, clava, ed arco, ed in mezzo a questi due ultimi, scritto, Louceri.

L’Avellino pubblicò una moneta di transizione alquanto somiglievole alla presente, e tre trappesi più pesante della descritta. E di stile più rozzo: rappresenta l’arco e clava soli, e la leggenda si è cosi Lovedei con l’ osco, e K invece del C; già del P. Basilice, ora posseduta dal citato ch. Canonico Lombardi (V. Bullettino archeologico napoletano Anno I, n. XVII, p. 129).