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- 3. Quadrante del peso una terza di oncia.
Testa di Nettuno barbata a dritta, dietro tre globetti. Rov. Delfino guizzante a dritta, sotto Louceri.
- 4. Sestante del peso una quarta d’ oncia.
Testa di Venere velata a dritta. Rov. Pecten o guscio di conchiglia; sotto Louceri.
- 5. Oncia del peso trappesi cinque.
Testa di Apollo laureata a dritta, dietro un globetto. Rov. Ranocchia, attorno dalla parte di sotto Louceri.
- 6. Semoncia del peso trappesi due e acini 4.
Teste de’ Dioscuri con berretti, talvolta laureati, a dritta. Rov. Due Cavalli correnti, a dritta, sopra Louceri. Colla leggenda è sempre rara questa monetina, Talvolta i cavalli hanno le stelle sulle loro teste.
- 7. Altra diversa del peso trappesi 2 e mezzo.
Testa di Diana a dritta. Rov. Luna crescente, sopra circolarmente Louceri.
Circa l’ epoca di tali monete si è detto abbastanza di sopra. Al più tardi sarebbero del 440 di Roma in cui Lucera fu dedotta colonia. La esistenza di medaglie di rozzo stile senza i segni del triente, e colla leggenda osca anzicchè perfetta latina di sopra mentovata, fa rimontare questa monetazione ad epoca anteriore alla dedotta romana colonia; al passaggio insomma delle gettate col solo , osco od italico antico, a quello non pretto latino, ma di leggenda nazionale osca del pari, che era la comune lingua di queste regioni. Hassi dalla storia che i Canosini ed i vicini Lucerini, anche sotto il costituito dominio romano erano bilingui, cioè greci ed oschi, e forse trilingui perchè dovevano per forza sottostare alla conoscenza ed uso della lingua del lazio, essendo gli atti dell’autorità pubblica, e la corrispondenza con Roma, in lingua latina.
La semoncia colla mezza luna fu ignorata dagli antichi numismatici, fino a Carelli, che non la descrisse nelle sue tavole e catalogo. Fu pubblicata dal Mionnet (Supplemento t. I, p. 266), ed illustrata dal ch. Avellino (Opuscoli t. II, P. 63). Ora è moneta quasi comune e facile a rinvenirsi.
Singolarità di questa classe di monete Lucerine coniate, si è l’essere sfornite dell’asse e del semis, che secondo gl’illustratori del Museo Kircheriano mai dovettero possedere, conseguenza dell’orgoglio romano che disponendo delle conquiste dovette inibire l’impressione dell’asse, come credettero verificato altrettanto per Tivoli e Todi (V. Aes grave p. 116, quando col tempo non giunga a discoprirsi, siccome è avvenuto di altre medaglie, che la storia reclamava, e che dopo tanti secoli sonosi discoperte. Valgane di esempio Tiano sidicino di argento, colla sua peculiare leggenda Sidicino, come quelle di bronzo. Colla solita testa