Pagina:Le murate di Firenze, ossia, la casa della depravazione e della morte.djvu/77

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chè sa troppo bene che se pronto non obbedisse, la moglie s'inquieta s'arrabbia, e lo schiaffeggia e percuote senza pietà. Esso va quindi e conduce l'amico, ma talvolta accasca che il dottore anzichè brillo e albiccio, è bene avvinazzato e cotto: allora la povera baldracchina invano si dimena, s'arrabatta, si strugge, si more di farlo vivo, chè per quanto lo ammoini, vezzeggi, brancichi e stazzoni, quel pigro ronzon non si risveglia.

Oh tormento veramente tantalico! ardere, spasimar di sete, veder l'acqua, toccarla e non poterla bere! L'ardenza del desiderio la spinge ancora all'opra: rinnova le cure, nuovi ingegni tenta, gli eccitamenti raffina; e in quel rimescolamento del sangue, dalla violenza della passione trascinata, abbraccia spirando l'amato suo bene, lo stringe, bacia e traffica, lo aiuta, invita e adesca, lo scuote, anima e sprona.... oh Dio che struggimento!.... ogni sforzo è invano; che l'assonnato Pantalone dimesso sempre. mencio, tastante le sonnecchia dinanzi senza forze e senza vita.

Che vuoi vedere allora! Avvelenosa, inserpentita, inviperita, perchè dopo tanto ustolar rimasta a denti secchi, sperne da sè quell'otre di vino, e tanto imbestia, infuria, imperversa, insatanassa, che ella par proprio la versiera. Guai se in quei momenti si mostra il povero cacastecchi! Non son più schiaffi soli, ma con calci, graffi, pugni, urtoni e sbattimenti per lo modo il dicrolla, forbotta, gramola e maciulla infin che n'abbia voglia.

— Oh pazza da catena! E perchè piuttosto con lui non si sazia e sfoia?

— Ma non vedi ch’egli è lo stento in petto e in persona, e quasi lo diresti un digiun comandato? Alle smanie quella megera in quei momenti di furore