Pagina:Le opere di Galileo Galilei II.djvu/256

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ovvero cosmografia. 253

d’un giorno. Conchiudasi adunque, che la obliqua descensione del zodiaco, congiunta con la latitudine australe della luna, accrescano sommamente la tardanza dell’apparizione della luna; e, per l’opposito, la retta descensione d’esso zodiaco, accompagnata dalla latitudine settentrionale della luna, diminuiscono il tempo dell’occultazione lunare: e queste cause si vanno poi mescolando e contemperando l’una all’altra, dal che ne procedono le molte diversità circa le medesime apparizioni; aggiungendo oltre a questo, la maggiore o minore obliquità della sfera, perchè i medesimi accidenti si faranno maggiori nell’obliquità dell’orizonte, come manifestamente con l’instrumento materiale della sfera può ciascheduno comprendere.


de i moti dell’ottava sfera.


Ne i discorsi passati s’è trattato de i moti de gli orbi celesti, ed in particolare del moto diurno e suoi accidenti, quasi che questo fusse proprio e naturale della ottava sfera e che essa non participasse d’altri moti; e questo fu veramente creduto da i primi osservatori de i moti celesti, che furono inanzi a Iparco, i quali, non avendo osservazioni molto antiche, non poterono avvertire, l’orbe stellato, oltre al moto diurno, averne un altro, ma così lento, che per la sua inaspettabil tardità non poteva nell’età d’un uomo nè di due manifestarsi al senso. Ma finalmente, paragonando Iparco le sue osservazioni con quelle di Timocare, e Tolomeo le sue con quelle di Iparco, si venne finalmente in cognizione, come le stelle fisse, oltre al moto diurno dall’oriente all’occidente, hanno ancora un altro moto tardissimo da occidente verso oriente, sopra i poli del zodiaco, a guisa de i pianeti.

Ed acciò che s’intenda almeno sommariamente, da quali osservazioni è stato compreso questo moto, diremo come i primi astronomi, avendo costituito e diviso il zodiaco ne i dodici segni, osservarono come nella sezione dell’equinozio della primavera si trovava una stella fissa assai conspicua, situata nella testa d’Ariete; onde, stimando loro che il zodiaco non si movesse, posero come per certo, l’equinozio della primavera farsi nell’arrivare il sole a detta stella. Ma doppo, col progresso del tempo, si è venuto in cognizione, la detta stella non esser più nel detto equinozio, ma essersi, discostandosi da esso, ritirata

3. di essa luna, a — 10. nelle maggiori obliquità, r — 30. dell’Ariete, a, m, r —